I segretari generali di venticinque Conferenze episcopali d’Europa si sono incontrati a Strasburgo per il loro incontro annuale.
L’incontro, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) in collaborazione con la Missione Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa e con il sostegno di mons. Olivier Ribadeau-Dumas, Segretario della Conferenza episcopale francese, è stato accolto dall’Arcivescovo di Strasburgo, mons. Jean-Pierre Grallet.
Momento principale dell’incontro è stato l’approfondimento delle Istituzioni di Strasburgo (Consiglio d’Europa, Corte europea dei Diritti dell’Uomo, Commissione di Venezia).
I partecipanti hanno incontrato il Segretario generale aggiunto del Consiglio d’Europa, Gabriella Battaini Dragoni; il Presidente e il Segretario generale dell’APCE (Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa) rispettivamente la lussemburghese Anne Brasseur e il polacco Wojciech Sawicki; il giudice maltese Vincent de Gaetano, e il Segretario generale della Commissione Venezia, Thomas Market.
A questo scambio hanno partecipato anche il rappresentante della Comece, i segretari generali degli organismi episcopali continentali per l’Africa (Secam-Sceam), per l’Asia (FABC) e dell’Oceania (FCBCO).
L’incontro ha permesso ai segretari generali delle Conferenze episcopali di conoscere dall’interno il Consiglio d’Europa e i principali organismi a lui associati attraverso la voce diretta dei suoi responsabili.
È stata anche l’occasione per presentare alcune questioni che stanno a cuore alla Chiesa e in particolare la situazione di alcuni paesi dove ancora la pace e la coesione sociale sono a rischio. In diverse occasioni è stato riferito circa le difficili situazioni in Ucraina e in Bosnia-Erzegovina.
“I segretari delle Conferenze episcopali e il Consiglio d’Europa riconoscono chiaramente come questi paesi vivono situazioni che esigono un accompagnamento e delle decisioni ferme in vista della risoluzione dei loro reali e drammatici problemi”, si legge nel comunicato finale del CCEE.
Da sottolineare anche “il riferimento alle iniziative che da anni il Consiglio d’Europa promuove sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale. In questo modo è riconosciuta non solo l’importanza della religione ma anche la sua dimensione pubblica”.
“I partecipanti – prosegue il comunicato – hanno tuttavia espresso alcune riserve e preoccupazioni perché questi incontri siano sempre rispettosi dell’identità delle religioni, intese non soltanto come un fatto storico, ma soprattutto come un’esperienza che determina tutto il vivere della persona, dalla sua coscienza alla sua vita sociale”.
“Il fatto che la religione stia assumendo una rilevanza pubblica sempre maggiore nella vita e nella coscienza dei cittadini europei e sia un elemento fondamentale per la coesione sociale, è ampiamente dimostrato dall’aumento considerevole dei ricorsi che giungono alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e che riguardano temi legati alla dimensione religiosa”.
“In questo senso, i partecipanti riconoscono l’importanza di accompagnare il lavoro dei funzionari europei, tutelando in particolare che il loro legiferare sia sempre ispirato da valori condivisi e riconosciuti da tutti”.
“Le diverse situazioni evocate nel corso dell’incontro mostrano come la riconciliazione in Europa sia un tema quanto mai attuale e urgente. Essa non è solo finalizzata al perdono di un passato di divisioni e di conflitti, ma deve essere finalizzata alla cooperazione tra popoli e nazioni. Essa non potrà avvenire che nella carità e nella giustizia”.
Nel corso dei vari dibattiti sono state poste ai rappresentanti del Consiglio diverse altre domande perché possano diventare oggetti permanenti di riflessione presso le istituzioni europee, quali: le forme d’intolleranze e di discriminazioni che minano il diritto alla libertà religiosa; l’importanza che si mantenga chiara il diritto all’obiezione di coscienza di medici o altre persone che lavorano nel campo sanitario per quanto riguarda i temi collegati alla bioetica e la vita umana; il diritto a difendere e promuovere una concezione della famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna; la mancata attribuzione di una personalità giuridica alla Chiesa cattolica in Turchia; la questione delle migrazioni puntando sulla necessità di uscire dalla gestione del problema a partire dalla logica dell’emergenza, oltre alla tutela e lo status dei numerosi immigrati che operano come collaboratori domestici; la questione dei rifugiati.
“La Chiesa è sempre interessata a dialogare e collaborare quando si tratta della difesa della dignità della persona e dei diritti umani portando il suo contributo specifico. Non soltanto è un suo diritto, ma anche un suo dovere quello di dare voce ai più deboli per promuovere il bene comune e la giustizia”, si legge nel comunicato del CCEE.
Nell’ambito della riunione, i partecipanti hanno anche incontrato alcuni ambasciatori, giudici e alcuni funzionari del Consiglio d‘Europa.
Un momento speciale è stato dedicato al dialogo con i segretari degli organismi di altri continenti (Africa, Asia, Oceania) che hanno raccontato le sfide della società e della Chiesa nei loro rispettivi continenti e come l’Europa è vista da fuori. Se l’Europa si presenta spesso come un continente spiritualmente stanco, non si può, però, mai perdere la speranza, anche perché essa viene dalla certezza che Dio non abbandona mai il Suo popolo.
I partecipanti hanno anche dedicato un tempo alla riflessione sulle ultime elezioni europee e le sfide che oggi si vivono in Europa. Ribadendo che la Chiesa senza entrare nell’ambito politico propriamente detto, e senza mai dimenticare che la sua missione è quella di portare la luce di Cristo e la salvezza a tutti gli uomini, è convinta che solo una politica basata sui principi della persona umana, del bene comune, della solidarietà e della sussidiarietà potrà essere creatrice di una società giusta, pacifica e feconda.
Infine, i partecipanti sono stati informati del lavoro del CCEE e in particolare delle II Giornate Sociali europee che si svolgeranno a Madrid dal 18 al 21 settembre di questo anno; e hanno condiviso alcune delle sfide più urgenti che la Chiesa sta affrontando in alcuni paesi.
L’incontro si è concluso domenica 22 giugno, con la Messa per l’Europa, organizzata dalla Missione Permanente della Santa Sede in collaborazione con l’arcidiocesi di Strasburgo. La Messa, presieduta dall’arcivescovo locale, Jean-Pierre Grallet, si è svolta nella Cattedrale di Strasburgo gremita di fedeli, fra cui numerose persone impegnate nelle istituzioni europee: eurodeputati, ambasciatori e funzionari del Consiglio d’Europa ed anche membri di comunità e organismi ecclesiali che partecipano da vicino al cammino europeo.