In qualsiasi stazione ferroviaria, appena giungi al binario dove aspettare l’arrivo del tuo treno, dagli altoparlanti ti piove addosso una serie ininterrotta di avvisi dati ai signori viaggiatori.

O è l’arrivo imminente d’un treno, o la partenza d’un altro. Può trattarsi d’un cambio di orario o il ritardo d’un convoglio: oppure lo scambio di binario d’un treno che parte o arriva.

Ma ciò che ultimamente mi sta meravigliando è che, dopo ogni avviso, breve o lungo, importante o meno, venga ripetuta in forma quasi ossessiva la raccomandazione: “Allontanarsi dalla linea gialla”.

Mi informo chiedendo il perché d’un simile preoccupato e preoccupante martellamento: “E’ questione di vita o di morte – è la risposta – si sono avverati troppi incidenti mortali a causa del mancato rispetto della dovuta distanza dai binari al passaggio frequente e improvviso dei treni”.

Sembrava volermi dire e convincere, se ce ne fosse  bisogno: “Se ami la vita ringrazia la linea gialla che ti segnala la presenza e il limite del pericolo”. Lì per lì gli ribadisco che io amo la vita, ringrazio chi ha messo la linea gialla e me  la segnala.

Mi sono detto che il limite da cui stare lontano per salvare la “vita vera” è esattamente il “mio io”. E’ la linea gialla che mi richiama la questione di vita o di morte.

Il mio io mi trascina e mi travolge nel passaggio improvviso e imprevisto dell’egoismo sempre in agguato; ed è subito morte.

Starmene lontano è godere la “libertà di poter amare”.

Ciao da p. Andrea

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