In questo mese di giugno 2014, anno bicentenario della nascita del beato Ludovico da Casoria, è doveroso fare degna memoria della grande devozione del prossimo santo al Sacro Cuore di Gesù. Tale devozione ebbe una sua originale e monumentale espressione nella edificazione della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Firenze, voluta dal padre Ludovico accanto all’orfanatrofio dei suoi piccoli sordomuti. Per quei disegni inspiegabili che la provvidenza divina sa disporre, il 12 giugno 2014, giorno in cui papa Francesco presiede il Concistoro pubblico per la canonizzazione del beato Ludovico, ricorrono esattamente i 140 anni della fondazione di questo tempio, oggi chiesa parrocchiale.

Alla scuola di San Francesco il beato Ludovico apprese a contemplare l’umanità di Cristo, la sua nascita nella povertà, la sua vita nascosta ed umile, la sua dolorosa passione, espressioni concrete di quell’amore che dal cuore del Figlio di Dio si comunica agli uomini. Afferrato da questo amore, il santo di Assisi pregava dicendo: “L’ardente e dolcissima forza del tuo amore, rapisca ti prego Signore l’anima mia, da tutte le cose terrene, affinché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio”. Anche il beato Ludovico, infiammato della carità di Gesù Cristo, nel tempo diede alla sua spiritualità la forma particolare della devozione al Sacro Cuore di Gesù. La promosse negli Istituti da lui fondati, i Frati Bigi e le Suore Elisabettine, ne parlò con i suoi discepoli, ne scrisse nelle sue lettere indirizzate ad amici e benefattori. In particolare così scriveva a Santa Caterina Volpicelli, Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore, mentre era ammalato e sofferente a Firenze: “Ti prego di essere coraggiosa e forte nei combattimenti. Vincerai sempre, se non ti separi da Gesù, e ti stai dentro del suo Cuore….Tu vincerai sempre se sei figlia del Serafino di Assisi…Il Cuore di Gesù è l'opera tua e mia.... Io cercavo il Cuore di Gesù. Quando lo trovai, non riposavo, perché il mio cuore voleva sfogarsi: così mi venne il pensiero di un tempio monumento al Cuore di Gesù Cristo. Ecco, fa un anno, si apre qui in Firenze la Chiesa del Cuore di Gesù, unica Chiesa, e la prima Chiesa forse consacrata al Sacro Cuore del nostro Signor Gesù Cristo: dieci cappelle oltre l’ Altare maggiore; larghissima e di stile antico. È piaciuta a tutti i fiorentini…San Francesco è il santo del Cuore di Gesù: è il libro, ove si studia l’amore del Cuore di Gesù, l’amore alla persona di Cristo, l’amore dell’amore di Cristo”.

Ci informa il Capecelatro: “Il P. Lodovico, che amava tanto il suo San Francesco, ed era pure amantissimo d'ogni bellezza di natura o d' arte, scelse, per modello della sua nuova Chiesa, la Chiesa di San Francesco al Monte; la quale, carissima al popolo Fiorentino, appartiene ai Francescani, ed è così bella e gentile, che Michelangelo Buonarroti soleva chiamarla la bella villanella. Scelto il modello della nuova Chiesa, ne affidò 1' esecuzione al valente e pio architetto Simone Signorini, che vi attese con intelletto d' amore, e senza l’ombra di lucro”. Il 12 Giugno 1874, festa del Sacro Cuore di Gesù, Sua Eccellenza Monsignor Gioacchino Limberti, Arcivescovo di Firenze, ne benedì la prima pietra alla presenza dello stesso Padre Ludovico, dell’ingegner Simone Signorini, Direttore dei lavori, dell’avvocato Odoardo Bordoni, procuratore, e di trenta alunni tra orfanelli e sordomuti che all’ombra di quella chiesa avevano la propria casa. L'anno seguente, nella stessa festa del Sacro Cuore, la Chiesa era già tutta coperta, e vi si tenne un’ accademia letteraria e musicale. Non molto tempo dopo, nell' anno 1877, fu solennemente consacrata e aperta al culto.

Il padre Lodovico volle pure dotare la chiesa di un magnifico quadro del Sacro Cuore di Gesù da collocarsi sull'altare maggiore. Si consigliò con moltissimi artisti sia a Firenze che a Napoli, circa il modo di rappresentare quel sacro soggetto. Allo stesso Capecelatro confidava: "Io voglio - diceva - veder dipinto l'amore di Gesù Cristo; ma s'ha da vedere e si ha da intendere che quello non è un amore umano, ma divino. S'ha da capire che quell’amore brucia e abbraccia tutto l’universo; che è amor tenerissimo e paziente, che accetta tutti; amore, che ama anche i peccatori e gli infedeli; amore che perdona, che compatisce che innalza, che consola." A tale proposito è interessante sapere come, in un primo momento, padre Ludovico ritenesse opportuno rappresentare il Cuore di Cristo non in forma di cuore di carne, visibile all’esterno di un corpo umano, ma piuttosto come “una gran luce, anzi fiamma viva e rubiconda che esprimesse l’amore infinito del Sacro Cuore”. Ma poi considerando che la festa del Sacro Cuore fu stabilita secondo l'apparizione avuta da Santa Margherita Maria Alacoque, ordinò che il quadro mostrasse il simbolo tradizionale del cuore esteriore. Commissionò l’opera all'illustre pittore Antonio Ciseri, “anzi commise pure a lui tutti gli altri quadri della Chiesa. Volle solo che quello del Sacro Cuore fosse di grandi dimensioni, e campeggiasse per modo, da attirare esso solo lo sguardo”. 

Oggi la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Firenze, con la sua bella pala d’altare, continua ad essere in quella città eloquente memoria dello zelo del nostro beato. Trasformata nella struttura architettonica, ma accresciuta della dignità di parrocchia, come ogni autentica comunità cristiana vuole rappresentare al “vivo” l’amore di Dio nella città degli uomini, nello splendore della liturgia, nella forza della evangelizzazione, nell’umile e fraterna testimonianza della carità.

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Fonte: La vita del P. Lodovico da Casoria, del Cardinale Alfonso Capecelatro, Velar 2013, pp. 385-391.