Igor: “Prof, come faccio a capire quando Dio mi manda un segno?”

Io: “Fosse facile! In genere è una capacità che si affina nel tempo. Si tratta di alzare le antenne verso gli eventi quotidiani e straordinari.”

Igor: “Ma potrebbe essere qualsiasi cosa?”

Io: “A Dio non manca certo la fantasia!”

Igor: “Oggi sto preparando le cose per il trasloco e sul mio balcone è arrivato un passerotto blu. Che significa?”

Io: “Beh, un passerotto blu è talmente bello che io lo prenderei come un bel segno beneaugurante!!”

Igor: “Figo…ma potrebbe essere meno generica?”

Fai una lezione sulle coincidenze, sui segni divini e subito, nella testa dei ragazzi, si muove un tornado di domande. Giusto così. Bello così!

Il problema è che loro, dopo le elucubrazioni filosofiche e teologiche, cercano le risposte concrete in relazione agli eventi della “loro” vita. Ma come faccio a dirgli che anche io ancora sto provando a decodificare al meglio i messaggi di Dio?

D’altra parte leggevo che anche Roberto Vecchioni ha detto: Dio m’invia messaggi sempre più forti, ma alcuni neppure li capisco”. Aggiungendo anche: “Ho la certezza che nulla è casuale e che tutto è causato, che l’inizio non può essere stato un semplice seppur grandissimo ‘bang’. Il fondamento della fede è che c’è una ragione”.

Anche io ne sono certa: per tutto c’è una ragione e niente è casuale.

Siamo tutti immersi in una grazia divina e l’amore ci circonda! Ogni nostro attimo di vita è sotto l’attenzione costante di Dio che ci ha dato una missione da compiere, attrezzandoci con i doni giusti per portarla a termine.

Siamo tutti connessi, tralci della stessa vite, immersi nel flusso della vita.

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla”. (Gv 15)

Tutta la nostra storia è stracolma di segni e coincidenze che, come le stelle nel cielo per i magi, ci indicano la strada. Però dobbiamo capirli, interpretarli, perché ogni percorso è personalizzato.

Quello che arriva alla nostra attenzione è vero e buono principalmente per noi e sta sempre a noi captare il suo suono.

Ad Igor ho raccontato una storia realmente accaduta.

Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. (Salmo 45)

“Quando aveva solo sette mesi Emily ebbe un colpo apoplettico e da quella volta sua madre Marlene ebbe la consapevolezza di avere una bimba delicatissima.

Nel settembre del 1991 Marlene decise di accompagnare i genitori in visita ad alcuni parenti di Seattle, insieme a suo marito e alla piccola Emily, che all’epoca aveva cinque anni.

Durante il viaggio di ritorno Emily sembrava stordita e si addormentò, risvegliandosi di colpo mentre stavano percorrendo una strada deserta del Wyoming.

“Mamma, sto male”, si lamentò. Marlene si girò a guardarla e vide che gli occhi della bambina erano offuscati, con lo sguardo che sembrava fisso a destra. Un attimo dopo la piccola si mise a vomitare.

Marlene, che era un’insegnante, aveva avuto studenti affetti da epilessia, e vedendo questi sintomi venne assalita da un terribile presentimento. “Papà - esclamò - dobbiamo portare subito Emily in ospedale!”

Il padre di Marlene partì a gran velocità, mentre tutti iniziavano a pregare.

Quaranta chilometri, cinquanta… le condizioni di Emily peggiorarono di minuto in minuto. I membri della famiglia continuavano a pregare. Quando scorsero in lontananza Rock Springs videro che la città era molto più grande di quanto avevano immaginato. Ci sarebbe stato sicuramente un ospedale, ma come avrebbero potuto trovarlo? Minuti preziosi sarebbero andati persi nella ricerca. Nel frattempo, Emily aveva perso conoscenza. “Signore, abbiamo bisogno di trovare subito un medico”, implorò Marlene.

Ad un certo punto videro un cartello blu con su scritta sopra una H bianca: nei paraggi c’era un ospedale! Poco dopo ne videro un altro, e un altro ancora… quattro cartelli indicarono la via da seguire.

Arrivati al pronto soccorso, il medico diagnosticò una crisi epilettica e prescrisse degli anticonvulsivi.

Marlene si rese conto del pericolo corso. “Se non fosse stato per quei cartelli che segnalavano l’ospedale, a quest’ora staremmo ancora girando per la città”, disse al dottore.

Il medico la guardò stupito: “Quali cartelli?”.

“Quelli che fiancheggiano la strada”, spiego Marlene. “Ci hanno letteralmente salvati, perché senza di loro non avremmo mai trovato l’ospedale!”

L’uomo era sempre più perplesso. “Io abito a una decina di chilometri da qui, percorro ogni giorno quella strada, ma non ho mai visto nessun cartello del genere.”

Marlene non sapeva che cosa pensare. I quattro adulti a bordo del pulmino avevano chiaramente visto i cartelli; in quel momento suo padre e suo marito si trovavano in una stazione di servizio che avevano oltrepassato prima di raggiungere l’ospedale e, appena fossero tornati, avrebbero chiesto loro conferma.

I due uomini arrivano tardi perché si erano persi. “Facevano affidamento su quei cartelli, e pensavamo di seguirli ancora, ma non li abbiamo più trovati”, le spiegò suo padre.

Con l’aiuto delle medicine anti convulsive, Emily vive oggi un’esistenza felice e tranquilla ed i membri della chiesa di St. Paul  cercano di percorrere il più possibile quella strada; nessuno mette in dubbio che si tratti di terreno benedetto.

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Per tutti gli approfondimenti, visita www.intemirifugio.it