Dopo aver parlato di valori, di vita, di fede, di donne e madri eroiche nella prima parte dell’intervista per ZENIT, il giornalista, scrittore e critico Renzo Allegri presenta il suo nuovo libro “Le due madri di papa Wojtyla”. In esso, l’autore mette a confronto la forte testimonianza di fede di Emilia Kaczorowska, la madre del Beato, e di Gianna Beretta Molla, che con il loro sacrificio d’amore hanno influenzato notevolmente la personalità di Karol Wojtyla e, in seguito, il suo Magistero pontificio. Raccontando delle ricerche e dello spirito che ha animato la sua ultima opera, Allegri rivela alcuni dettagli inediti sulla vita di Giovanni Paolo II e della sua famiglia.
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Giovanni Paolo II ha dedicato grande attenzione durante il suo Magistero alla figura della donna, al suo ruolo, alla sua vocazione. Su tutte ricordiamo la lettera Mulieris Dignitatem. Quanto ha influito, secondo lei, nel ministero del Papa la propria esperienza personale?
Renzo Allegri: Moltissimo. Karol Wojtyla aveva un concetto elevatissimo della dignità e della vocazione della donna. Lo dimostrano non solo la sua Lettera apostolica “Mulieris dignitatem”, ma tanti altri passi dei suoi libri e dei suoi discorsi. Queste sue convinzioni affondavano le radici nella famiglia, nel ricordo della madre e del padre, che gli avevano trasmesso un patrimonio di valori cristiani straordinariamente solido. Da giovane, durante gli anni del liceo e dell’Università, Karol era adorato dalle coetanee, affascinate dalla sua cultura, dalla sua intelligenza, dal suo talento di attore e dalla sua bellezza fisica. Valori che potevano diventare occasione di smarrimenti, ma non accadde. Con le sue coetanee, in quegli anni giovanili, Karol visse una stagione felice e incantata. Era guidato da un singolare intuito poetico illuminato dalla fede, che gli permetteva di vedere, oltre la barriera delle apparenze fisiche, la grandezza e il mistero di ogni persona e soprattutto la grandezza e il mistero della donna. Questi “valori”, Karol Wojtyla giovane li meditò e li approfondì nelle sue composizioni poetiche e in quelle drammaturgiche, come “La bottega dell’orefice”. In seguito, quando divenne sacerdote, poi vescovo e quindi Papa, quelle intuizioni poetiche divennero sostanza di fede e insegnamenti supremi.
Di Emilia Kaczorowska, la mamma di Giovanni Paolo II, si conosce ben poco. Non si hanno informazioni precise su di lei e lo stesso Papa fu sempre molto riservato riguardo alla sua famiglia. Come ha fatto, quindi, a ricostruire la storia di Emilia nella seconda parte del suo libro?
Renzo Allegri: Come giornalista inviato speciale nel settimanale dove allora lavoravo, iniziai a interessarmi di Karol Wojtyla fin dal giorno della sua elezione a Pontefice. Il giorno successivo, 17 ottobre 1978, ero già a Roma per ricostruire la storia del nuovo Papa. Intervistai diversi polacchi che lo conoscevano bene. Fui molto colpito dal fatto che da giovane era stato un attore, un drammaturgo, un poeta e che aveva continuato a scrivere e a pubblicare poesie anche da vescovo e da cardinale. Conobbi scrittori polacchi che lavoravano nel settimanale cattolico “Tygodnik Powszechny” e nel mensile “Znak”, dove anche Karol Wojtyla pubblicava la sue poesie con lo pseudonimo di Andrzey Jawien. Questo passato singolare di Wojtyla mi affascinava e mi chiedevo da quale famiglia provenisse. Cominciai a cercare notizie, ma nessuno era in grado di darmele in quanto Karol Wojtyla aveva perduto la mamma a nove anni, il fratello a undici e il papà a 21. Scrissi in seguito moltissimi articoli su Papa Wojtyla, e ogni volta che intervistavo qualcuno che lo aveva conosciuto, chiedevo notizie della sua famiglia e in particolare di sua madre. Così, poco a poco, raccogliendo piccoli fatti, brevi accenni, briciole di ricordi ho potuto mettere insieme un quadro biografico abbastanza preciso.
Nel corso delle sue ricerche ha avuto modo di venire a contatto con informazioni sugli altri familiari del Beato?
Renzo Allegri: Sì, facendo queste ricerche ho scoperto interessanti notizie non solo su mamma Emilia, ma anche su suo padre, il capitano Wojtyla il quale, rimasto vedovo, si dedicò totalmente all’educazione del figlio diventando per lui papà e mamma e fu preziosissimo per la sua formazione interiore. Ho anche avuto modo di conoscere il fratello di Karol Wojtyla, Edmondo, altra straordinaria figura di autentico santo che ha avuto un peso grande nella vita di Karol. Come la madre, anche Edmondo aveva sacrificato la propria vita per salvare una persona. Nel 1932, era un giovane medico cardiologo, che lavorava nell’ospedale di Bielsko. In quell’ospedale venne ricoverata una ragazza di 21 anni, Anna, colpita da scarlattina scettica, malattia infettiva mortale a quei tempi. Per questo venne messa in isolamento e praticamente abbandonata dai medici che temevano il contagio. Edmondo, anche se la ragazza non faceva parte del suo reparto di cardiologia, si offrì volontario per assisterla. Sapeva che rischiava la vita. E, infatti, fu contagiato e morì, tra atroci dolori, a soli 26 anni.
Una famiglia con la vocazione alla santità insomma….
Renzo Allegri: Esattamente. Tutte queste informazioni che riguardano i genitori di Giovanni Paolo II e suo fratello Edmondo – che io ho poi raccolto nel mio libro “Il Papa di Fatima” – dimostrano come da famiglie che vivono intensamente la fede cristiana nascono dei santi. Questo riguarda anche la famiglia di Gianna Beretta, la “madre” spirituale di Wojtyla. I suoi genitori erano certamente delle persone sante e hanno trasmesso ai loro otto figli una fede solida, tanto che tutti otto, pur appartenendo a una famiglia povera, si sono laureati e hanno poi svolto la loro professione prendendosi cura soprattutto dei poveri. Gianna è già stata proclamata santa, ma anche per un altro suo fratello, Alberto, medico e poi religioso missionario in Brasile, è in corso il processo di beatificazione.
[La prima parte dell’intervista è stata pubblicata ieri, martedì 8 gennaio 2013]