di Antonio Gaspari

ROMA, sabato, 25 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Possono gli insegnamenti dell’economista già Presidente della Repubblica Luigi Einaudi aiutarci a risolvere la crisi odierna?

Quali le relazioni tra la libertà economica e la dottrina sociale della Chiesa cattolica?

Che ruolo possono svolgere risparmio familiare e del lavoro indipendente, il rispetto della divisione dei poteri e della superiorità delle leggi condivise?

Dove sono le classi dirigenti moralmente elevate? Può realizzarsi il federalismo in Italia? E una federazione delle nazioni europee?

Per rispondere a queste ed altre cento domande sul tema, Francesco Tomatis, professore ordinario in filosofia teoretica all’Università di Salerno ha scritto il libro: “Verso la città divina. L’incantesimo della libertà in Luigi Einaud

Con questo volume l’autore propone una lettura del pensiero di Einaudi mettendo in luce il costante ed essenziale legame tra la riflessione sulla libertà e il riferimento alla tradizione religiosa cristiana.

Francesco Tomatis è nato a Carrù (Cuneo) nel 1964, Collabora con «Avvenire», «La Rivista del Club Alpino Italiano», «Ousitanio Vivo». Ha curato l’edizione delle opere di Schelling, Nietzsche, Pareyson, ha pubblicato i volumi: Kenosis del logos (1994), Ontologia del male (1995), L’argomento ontologico (1997), Escatologia della negazione (1999), Pareyson (2003), Filosofia della montagna (2005), Come leggere Nietzsche (2006), Dialogo dei principi con Gesù, Socrate, Lao Tzu (2007), Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale (2009).

Per saperne di più ZENIT l’ha intervistato.

Che c’entra Luigi Einaudi con la città divina?

Tomatis: Il titolo del libro, Verso la città divina, riprende quello di un articolo pubblicato da Luigi Einaudi nel 1920 molto significativo. Tutta la visione politica ed economica di Einaudi non è comprensibile senza il costante riferimento alla tensione degli uomini verso una città divina, ideale ma anche realizzabile nella storia, in cui la personalità di ciascuno possa liberamente esplicarsi in armonia con il prossimo. La città divina è sia quella pensata da Platone, sia quella cristiana, come interpretata da sant’Agostino. Einaudi fa spesso riferimento nei suoi scritti alla vivente città divina, come anche al decalogo biblico e a Gesù Cristo quali riferimenti morali imprescindibili.

Quali sono le tre dimensioni della libertà di cui lei scrive nel libro?

Tomatis: Vi sono due dimensioni della libertà assai note, quella individuale, personale, che giunge sino ai recessi della coscienza morale, e quella sociale, interpersonale, pubblica. Solitamente è soltanto fra queste due libertà che si svolge la disputa teorico-politica, con le note divisioni tra individualisti e collettivisti. Pur riconoscendo e ricercando il valore di entrambe, da liberale attento alla realtà sociale degli uomini, Einaudi capì con acume come nessuna delle due sia sufficiente a se stessa, né entrambe prese assieme, ma solo sullo sfondo di una dimensione spirituale della libertà, di un incantesimo della libertà che attrae l’uomo in un’apertura di trascendenza, costitutiva dell’essere umano.

Quali sono le scoperte di Einaudi che oggi potrebbero essere utili per capire e superare la crisi?

Tomatis: Einaudi ripeté a più riprese, in particolare durante la prima e la seconda guerra mondiale, periodi di crisi politica ed economica gravissimi, che le crisi finanziarie non sono superabili con l’emissione di titoli di sola carta: i “derivati” di oggi ma anche gli stessi titoli di stato creati in eccesso. Solo il lavoro e il risparmio dei singoli cittadini sta alla base della prosperità economica. Occorre che le leggi statali eliminino ogni forma di monopolio economico, permettendo una libera concorrenza, ed evitando di tassare il risparmio e la proprietà, persino i suoi trasferimenti. Inoltre è fondamentale una forte presenza di lavoro autonomo nella società, dall’agricoltore al professionista, dall’artigiano all’imprenditore, nonché un vero federalismo europeo politico-economico, che non sia vincolato alle sovranità nazionali. La crisi finanziaria attuale e la debolezza dell’Unione europea dimostrano che il discorso di Einaudi resta ancora oggi inascoltato.

Basta la libertà economica per realizzare lo sviluppo?

Tomatis: No, la libertà economica non è sufficiente. Ma nemmeno la libertà politica. Entrambe sono necessarie, tuttavia si fondano sulla libertà spirituale, la quale ha nella legge morale, nel decalogo biblico e nelle parole viventi di Gesù Cristo il proprio modello. Pressoché tutte le “dieci parole” veterotestamentarie indicano all’uomo cosa non fare, negano delle attività negative. La nuova legge cristiana propone di amare il prossimo. Sono soltanto questi i liberi vincoli che permettono, lasciano spazio ad un’autentica libertà personale, sociale e ad uno sviluppo per tutti e per ciascuno.

Quale relazione tra il Magistero della dottrina sociale cattolica e il pensiero economico di Einaudi?

Tomatis: Einaudi elogiò in particolare gli interventi magisteriali di papa Pio XII. Innanzitutto, da “liberale cattolico” quale Einaudi si professava, per aver il papa indicato come la libertà personale sia voluta da Dio e che quindi sia dovere di ogni cristiano cattolico difenderla. Inoltre perché papa Pio XII introdusse l’idea di sopranazionalità della chiesa cattolica, superando la concezione assai miope di internazionalità, la quale presuppone la sovranità delle varie chiese nazionali. Quanto invece sia presente nell’attuale magistero ecclesiale il pensiero economico einaudiano, lo si può evincere dalla lettera enciclica Caritas in veritate di papa Benedetto XVI. In essa è indicato come solo alla luce della verità la carità – via maestra della dottrina sociale cattolica –, con i risvolti economici e sociali di essa, possa trovare orientamento; proprio come in Einaudi è mostrato quanto solo la verità o libertà divina possa dare senso alla vita economico-sociale e alla libertà personale, all’etica cattolico-liberale del dovere morale e dell’amore evangelico da lui auspicate e tenacemente perseguite lungo tutta la sua vita esemplare.