di José Antonio Varela Vidal
ROMA, venerdì 24 febbraio, 2012 (ZENIT.org) - La Giornata Mondiale della Gioventù continua a far parlare di sé. Non solo per la frase gridata all’aerodromo Cuatro Vientos “Questa è la gioventù del Papa!”, che si ode ormai in tutti i raduni del Santo Padre con i giovani, e perfino in ambienti più formali, come l’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.
Martedì 21 febbraio, l’ambasciatrice Maria Jesus F. Lopez-Palop ha organizzato infatti una tavola rotonda sul tema La Chiesa fa ancora notizia? L’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, presieduta da monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il cui compito è anche quello di accompagnare il Papa nella riflessione sui nuovi spazi multimediali e nel miglioramento continuo del rapporto tra la Chiesa e l’opinione pubblica.
Non desta sorpresa, dunque, vedere giornalisti con vari punti di vista ed esperienze della GMG, entrare in dialogo con il presidente del dicastero per fare un bilancio a sei mesi di distanza dell’evento, che si è trasformato nel più grande ed importante raduno ecclesiastico e che, a livello mondiale, si svolge - con qualche eccezione, come nel caso di Rio 2013 - ogni tre anni.
Alla tavola rotonda hanno partecipato, fra gli altri, i vaticanisti italiani Marco Ansaldo (La Repubblica) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera) e gli spagnoli Juan Rubio (direttore di Vida Nueva), Enric Juliana (editore aggiunto de La Vanguardia) e Antonio Gallo (coordinatore del social networking alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid).
Tutti hanno concordato che il raduno è stato un evento mediatico, che ha catturato l’attenzione di tutto il mondo, nonostante i tentativi per sminuirlo. Hanno raccontato aneddoti e hanno riferito dati e parole del Papa, ma l’elemento più importante è che tutti hanno dovuto ammettere che nella Chiesa c’è fede, c’è mobilitazione attorno ad una persona e c’è gioventù.
Emblematica è l’esperienza del cameriere di un bar, raccontata da uno dei partecipanti alla tavola rotonda. “È stata un’esperienza così speciale, che non volevo che se ne andassero”, ha detto l’uomo, non solo perché faceva ottimi affari (anche per una capitale come Madrid) ma perché non aveva mai visto tanta gioia nelle strade, che lo contagiava ogni mattina. Leggendo il titolo di un giornale, “La generazione speranza”, ha poi capito tutto.
La GMG 2011 deve in parte il suo successo alla sua presenza nei social network, dove i giovani si incontrano, invitandoli a partecipare, al cui invito hanno risposto, lasciandosi coinvolgere. Stando lì, i giovani – anche i media – hanno capito che nel cristianesimo tutto inizia con una chiamata alla quale si risponde. Nessuno è stato costretto a partecipare, nessuno è stato pagato per andarci e, infine, nessuno voleva tornare a casa.
Questi erano dati evidenti che, rispetto alle altre GMG organizzate in Europa e in Spagna, non hanno avuto paragoni, come hanno riferito i vaticanisti che hanno seguito i raduni precedenti.
A parte al successo dovuto alle reti sociali, i giornalisti spagnoli hanno attribuito l’esito della GMG 2011 all’unione di due volontà: quella del Papa, con la sua équipe, e lo stesso governo spagnolo, che dopo vari anni di scontro con la Chiesa, era in una fase di pacificazione con l’obiettivo di presentarsi nel modo migliore alle urne.
Tornando al ruolo delle reti sociali, secondo le stime degli organizzatori della GMG sulle sue autostrade informatiche hanno viaggiato circa 600 milioni di tweet (messaggini di Twitter), sono stati visionati circa due milioni di video on line, senza contare i 6 milioni di visite alla pagina web ufficiale e gli altri supporti informatici creati spontaneamente. Infatti, come è stato ribadito durante la tavola rotonda, la Chiesa è un “villaggio globale” molto prima ancora della cosiddetta “globalizzazione”.
Secondo i partecipanti alla tavola rotonda, ciò che ha attirato molto l’attenzione della stampa accreditata – un numero record di 5.000 mezzi di comunicazione accreditati di tutto il mondo – è stato il fatto che il Papa è venuto a Madrid portando delle proposte e non delle condanne, non con l’intenzione di rimproverare ma per spiegare le cose e far sentire l’orgoglio di essere giovani cattolici. Questa era la notizia e la GMG l’ha messa “sul piatto d’argento”, è stato detto.
Tempi forti
L’evento presso l’ambasciata spagnola è stata un’occasione per affrontare la “congiuntura” informativa, che sta vivendo la Santa Sede in questi giorni.
Monsignor Celli ha riconosciuto che al momento ci sono altri temi riguarda la Santa Sede e la stampa, e che la Chiesa ha mostrato il suo desiderio di dialogare correttamente con la stampa, perché aiuta anche loro. E che non c’è nulla da nascondere, perché senza la verità la Chiesa non potrebbe svolgere il suo compito principale, cioè la carità.
Per i giornalisti presenti alla tavola rotonda, seguire la Santa Sede come fonte di notizie è un onore, ma è anche un compito molto difficile. Non solo perché bisogna conoscerla e lasciarsi coinvolgere nei suoi contenuti e dinamiche, ma anche perché, a volte, è un partner molto chiuso e non sempre le cose vengono dette chiaramente, il che è fondamentale per dare fiducia o meno alla gente.
Dalle lezioni apprese – belle e brutte, perché ci sono anche quelle - gli organizzatori della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, potranno sfruttare il grande potenziale informativo di questo mega-evento, nel quale la frase comunicativa più forte sarà in lingua portoghese: “Esta é a juventude do Papa!”.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Paul De Maeyer]