ROMA, mercoledì, 22 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Un salesiano italiano, Don Domenico Dezzotto, grande promotore della diffusione della Bibbia, ha celebrato in questi giorni a Beit Jemal il suo 90° compleanno, “nella gioia e gratitudine verso il Signore”, come ha riferito ieri il sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme (http://www.lpj.org/).
Il novantenne salesiano ha ricevuto la visita del vicario del Patriarcato per Israele, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, per trasmettere le congratulazioni da parte del Patriarca, monsignor Fouad Twal, e dell’intera comunità locale. Si tratta – spiega il sito – di “un piccolo segno di riconoscimento ben meritato per il suo lungo e meraviglioso servizio nonché per la sua straordinaria testimonianza di vita religiosa che ha sempre dato durante quasi 75 anni di presenza in Terra Santa e in Medio Oriente”.
Nato a San Benigno Canavese, in provincia di Torino, nel 1922, dopo il liceo presso l’Istituto Salesiano di Ivrea, Don Domenico è sbarcato nel 1937 in Terra Santa, ancora “in piena guerra civile”, come ha ricordato il festeggiato.
Dopo aver concluso il noviziato a Cremisan e pronunciato la sua professione religiosa come salesiano nel 1938, Don Dezzotto inizia gli studi della filosofia e della teologia, venendo ordinato sacerdote il 25 luglio 1948.
Ad interrompere i suoi studi sono due anni di esperienza pastorale e un periodo trascorso con i prigionieri di guerra a Betlemme, un periodo “durante il quale il nostro unico passatempo consisteva nel canto polifonico, il teatro, le operette, una banda di 40 strumenti, e una passeggiata occasionale sorvegliata da due soldati, un inglese e un ebreo”.
Don Dezzotto ha definito la sua ordinazione “una bella avventura”. “Sono stato ordinato, contrariamente alla tradizione, a Betlemme – perché la strada della cattedrale di Gerusalemme era interrotto dalla guerra del 1948 – da monsignor Testa, il delegato apostolico e reggente del Patriarcato latino, perché era morto da poco il patriarca Barlassina”, ha ricordato il festeggiato. Solo nel 1949, Don Dezzotto ha potuto visitare l’Italia e celebrare la sua Prima Messa solenne nel suo paese d’origine.
Dal 1948 fino ad oggi, Don Domenico ha girato per l’intero Medio Oriente, lavorando in numerose case e scuole salesiane, specialmente come insegnante ed educatore: Aleppo (1948), Cremisan (1955), Beit Jemal (1956), Il Cairo (1957), Istanbul (1967), Betlemme (1969) e, infine, di nuovo Beit Jemal, dal 1971 fino ad oggi.
Ovunque – continua il sito del Patriarcato – con grande umiltà ed efficienza, spirito di servizio e disponibilità, Don Dezzotto ha lavorato con grande impegno nell’educazione e nella formazione, dando sempre una bella testimonianza di fedeltà religiosa e di zelo apostolico, di gioia salesiana e dedizione.
In Beit Jemal, dopo la chiusura della “scuola agraria”, un internato per orfani e ragazzi svantaggiati, si dedica interamente all’accoglienza dei visitatori, soprattutto israeliani e immigrati, che vengono a visitare il piccolo santuario e la tomba del Protomartire Santo Stefano, e alla diffusione della parola di Dio e della buona stampa. Don Dezzotto coglie ogni occasione per rispondere con zelo pastorale e discrezione alle tante domande e spiegare il messaggio di Santo Stefano.
Ai visitatori sempre più numerosi, dona Bibbie e catechismi in varie lingue, soprattutto in arabo, ebraico, russo e Tagalog, cioè le lingue del Paese e degli immigrati filippini. Il suo esempio di altruismo ha attirato la generosità di tanti amici che gli hanno offerto migliaia di copie della Bibbia o dato degli aiuti per stampare catechismi ed altri libri.
Commosso dalle congratulazioni, degli auguri e dell’amicizia di tanta gente, e pieno di gratitudine verso la Divina Provvidenza, Don Dezzotto, durante la visita di monsignor Marcuzzo, ha raccontato: “In questi 31 anni a Beit Jemal, mi hanno attaccato, offeso, minacciato, ma il Signore mi ha dato la grazia di sopportare tutto per amore di Gesù Cristo e della Beata Vergine Maria, secondo l’esempio di San Giovanni Bosco”.
“Il Signore mi ha dato molte altre grazie – ha proseguito -. Vorrei citarne almeno tre: ho potuto distribuire centinaia di migliaia di Bibbie, vivo nella casa del nostro venerabile Simaan Srouji, di cui attendo la beatificazione, e custodisco e presento ai visitatori la tomba di Santo Stefano, di cui la scoperta, nei paraggi, di una pietra con un’iscrizione antica ha confermato l’autenticità”.