L'Islam in mezzo a noi

Convegno organizzato dalla Commissione per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Calabra

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, martedì, 21 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Erano numerosi i partecipanti al convegno di studio sul tema “L’Islam in mezzo a noi: dialogo, approccio pastorale, annuncio”, organizzato dalla Commissione per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Calabra, svoltosi a Vibo Valentia dal 16 al 19 febbraio. Infatti iDirettori e i membri degli uffici Missionari, Migrantes e Caritas delle diocesi calabresi, assieme a tanti catechisti, a insegnanti di Religione e a responsabili di altri Uffici pastorali hanno volentieri accettato la proposta di confrontarsi intorno alla domanda di fondo: «Può la Chiesa rinunciare ad annunciare il Vangelo ai musulmani?».

A introdurre i lavori è stato il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, nella qualità di Presidente della Commissione missionaria regionale, e a lui è toccato anche fornire le prime indicazioni a conclusione del convegno.

La relazione di base del convegno, finalizzato ad approfondire nella conoscenza reciproca il primo passo per facilitare la convivenza tra cristiani e musulmani, è stata fatta da un profondo conoscitore dell’Islam, padre Aldo Giannasi, missionario dei Padri Bianchi, docente presso il CUM (Centro unitario missioni) di Verona, per 40 anni in Algeria e Mali, che ha ripercorso le tappe storiche della nascita dell’Islam e della sua diffusione nel mondo e ne ha spiegato il dogma e il culto, illustrando anche la grande varietà della religione musulmana.

Dopo essersi soffermato sul rapporto dell’Islam con il cristianesimo, evidenziando sia le nette differenze (la negazione della divinità di Gesù e della Trinità) che i tanti valori che avvicinano le due religioni (la difesa della vita, il senso della giustizia), Padre Giannasi ha spiegato che «occorre creare relazioni umane con i musulmani, senza fermarsi alle azioni della Caritas, così come diventa sempre più impellente valorizzare figure di persone impegnate, che hanno contatti nel mondo del lavoro con i musulmani. A volte basta rivolgersi a loro con gesti semplici, tenendo presente che l’apertura dei musulmani nei confronti della sensibilità cristiana necessita di tempi lunghi». Ed esprimendo un vivo compiacimento per la significativa presenza di giovani al convegno li ha esortati a «prendere coscienza di essere chiamati tutti alla missione, a fare squadra e ad operare in comunione con vero amore fraterno e con uno stile libero e trasparente».

Attraverso il lavoro dei quattro gruppi di studio formati si sono arricchite le conoscenze già possedute da ognuno e sono state rese note tante iniziative in atto nelle varie realtà locali e molte testimonianze che evidenziano il dialogo esistente di fatto tra cristiani e musulmani in tutta la Calabria. Nello stesso tempo sono stati sottolineati casi di illegalità e di ingiustizia perpetrati ai danni dei musulmani e, più in generale, degli immigrati con la conseguente richiesta che nella pastorale ordinaria ci sia un ampio rapporto con i fratelli musulmani presenti nel contesto calabrese e che si curi la formazione di esperti di Islam (sacerdoti, suore o laici) capaci di supportare gli operatori e i volontari delle diocesi calabresi nella loro azione pastorale.

Nelle conclusioni del convegno monsignor Fiorini Morosini ha riconosciuto cheil tema affrontato «si inquadra nella necessità di rilanciare la pastorale missionaria in Calabria, che mostra alcune gravi carenze». E con estremo realismo ha sottolineato che la «prima lacuna da coprire in questo settore pastorale in Calabria è quella di formare gli animatori missionari parrocchiali», per cui la Commissione regionale si impegnerà a «creare della occasioni formative, anche se bisogna fare i conti con le risorse economiche dei più giovani, tra i quali è facile trovare i futuri animatori».

E facendo un esplicito riferimento all’intervento del relatore principale, ha indicato alcune proposte operative: «Fare una mappatura degli immigrati sul nostro territorio e individuare fra essi i musulmani, dei quali cercare di sapere la provenienza, per capire anche quale tipo di Islam vivono; informarsi su ciò che si fa già in Italia per sviluppare i contatti tra musulmani e cristiani e quali sono le forme di evangelizzazione in atto e per aprire un dialogo con loro partendo dalle situazioni concrete nelle quali essi vivono; fare gli auguri e inviare messaggio per la fine del Ramadam; farsi presenti in occasione della morte di qualche loro congiunto». E ritenendo opportuno che «in ogni Diocesi si ripetano questi incontri promossi congiuntamente dal Gruppo missionario locale, da Migrantes e dalla Caritas», ha annunciato che «la Commissione regionale fra qualche anno curerà un secondo convegno per rilevare quanto si fa in Calabria sul dialogo e sull’annuncio cristiano ai musulmani».

È, infatti, particolarmente importante dal punto di vista pastorale far rilevare ai fedeli delle singole diocesi «la coerenza che hanno tanti musulmani con la loro fede e che ci sfidano in un certo senso sul piano della fede e della missione». E per fare ciò occorre favorire la formazione di una nuova mentalità soprattutto dei giovani, che consenta di «mettere in atto piccoli gesti concreti di incontro, consapevoli di incontrare non un Islam teorico, ma persone concrete che credono nell’Islam, così come in occasione delle feste religiose (soprattutto Natale, Pasqua e festa patronale) rivolgersi a loro per spiegarne il senso». E rivolgendosi concretamente a tutti i parroci delle diocesi calabresi, Mons. Fiorini Morosini ha ricordato loro che non devono lasciarsi «sfuggire l’occasione della benedizione delle case e l’invio, tramite posta elettronica, di riflessioni sul vangelo».

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ZENIT Staff

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