Matrimonio e bene comune

Dichiarazione dei Vescovi dello Stato di Washington sulla legge che vorrebbe ridefinire il matrimonio

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ROMA, domenica, 19 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Per la rubrica di Bioetica pubblichiamo la Dichiarazione dei Vescovi dello Stato di Washington (USA) con cui i Presuli si oppongono alla modifica della definizione giuridica di matrimonio e invitano i cittadini a mobilitarsi contro di essa.

La traduzione è stata realizzata da Benedetta Cortese dell’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan (http://www.vanthuanobservatory.org/notizie-dsc/notizia-dsc.php?lang=it&id=1405).

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Lo Stato di Washington ha introdotto una legge che cambia la definizione di matrimonio contenuta nell’attuale ordinamento.

(…) Il matrimonio riguarda il riconoscimento pubblico di una relazione tra un uomo e una donna con l’assunzione di certi diritti e responsabilità da parte dei due. Esso è però anche molto di più. Il matrimonio è considerato dalla fede e dalle tradizioni sociali come il fondamento della civiltà. Si è lungamente riconosciuto che  la stabilità della società dipende dalla stabilità della vita familiare nella quale un uomo e una donna concepiscono e allevano una nuova vita.

In questo modo, il riconoscimento civile del matrimonio ha permesso a innumerevoli generazioni di bambini il vantaggio incomparabile di godere dell’amore di una mamma e di un papà impegnati l’un l’altro in una unione di vita.

Inoltre, definendo il matrimonio sia in termini di relazione tra un uomo e una donna sia per il suo fondamentale ruolo di garantire la successione delle generazioni, lo Stato riconosce il contributo insostituibile che le coppie sposate forniscono alla società.

Le coppie sposate che generano dei figli fanno dei sacrifici particolari e si assumono rischi e obbligazioni per il bene della società. Per questo motivo lo Stato ha da molto tempo compreso di avere un grande interesse nel riconoscere e nel supportare queste mamme e questi papà mediante una serie specifica di leggi.

Se cambia la definizione di matrimonio, non ci saranno più leggi specifiche a riconoscere e a supportare l’insostituibile contributo che queste coppie sposate forniscono alla società e al bene comune nel chiamare alla vita le nuove generazioni.

L’attuale legge dello Stato di Washington che definisce il matrimonio come «un contratto civile tra un uomo e una donna» non si fonda su una fede religiosa, ma sulla ragione e sull’esperienza della società.

Essa riconosce il valore del matrimonio come un vincolo di relazioni personail, ma anche come unico e insostituibile potenziale di un uomo una donna di concepire e nutrire una nuova vita, contribuendo così alla continuazione del genere umano. Un cambiamento della legge vorrebbe dire per lo Stato non riconoscere più i sacrifici e i contributi unici fatti da queste coppie ed unirsi alle forze che oggi operano per minare la vita familiare.

Per questi motivi, noi Vescovi cattolici dello Stato di Washington ci appelliamo ai cittadini di questo Stato affinché sia mantenuta la definizione legale di matrimonio. Chiediamo loro di pregare per le coppie sposate e per le famiglie e di fare tutto il possibile per aiutarle.

Vi invitiamo a contattare il Senatore del vostro Stato e i vostri due rappresentanti per chiedere che difendano l’attuale definizione giuridica di matrimonio come unione tra un uomo e una donna.

Arcivescovo J. Peter Sartain (Seattle)
Mons. Blasé J. Cupich (Spokane)
Mons. Joseph J. Tyson (Yakima)
Mons. Eusebio Elizondo (ausiliare di Seattle)

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ZENIT Staff

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