ROMA, sabato, 18 febbraio 2012 (ZENIT.org).- “Lo scandalo dei discepoli di ieri e di oggi è non capire l’importanza della gratuità”, sulla quale peraltro si fonda “il rapporto tra Dio e gli uomini”.
Lo ha detto il prof. Armand Puig Tarrech, docente di Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica della Catalogna, nel suo intervento al convegno “Gesù nostro contemporaneo” organizzato dal Progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) (Roma 6-9 febbraio).
Il prof. Puig Tarrech ha spiegato che Gesù “sfugge ogni pauperismo allargando la definizione di poveri”.
“La vita di Gesù – ha precisato – è percorsa da un rapporto costante con i poveri, che spesso hanno il volto dei malati, nel corpo e nello spirito”. I poveri, insomma, “sono i bisognosi”, qualunque sia la natura del loro bisogno.
Certo, “il discepolo non può fare a meno dell’elemosina, come atto di compassione”.
A questo proposito il prof. Puig Tarrech ha portato l’esempio evangelico dell’obolo della vedova, che “non va collegata con la ricchezza, con la possibilità di dare, ma con la gratuità, con la volontà di dare ciò che si ha”.
Secondo il docente “per il discepolo, amore per Dio e per i poveri non devono avere una gerarchia, “la vicinanza ai poveri si basa proprio sul primato di Dio” e “mettendo l’amore per il prossimo accanto all’amore di Dio”, ha concluso, “il primato di Dio non viene sminuito”.
Monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano e membro della Pontificia Accademia di teologia ha ricordato che “il vero significato” dell’opzione preferenziale per i poveri: significa “che la solidarietà verso i poveri è la prima di altre forme di solidarietà” e “non esiste contraddizione tra l’opzione preferenziale per i poveri e l’universalità dell’amore divino”,.
Mons. Sanna ha centrato l’attenzione su tre diverse accezioni della povertà. Dapprima la “povertà reale” che è drammatica in quanto coincide con “l’insignificanza sociale”: è “marginalità, esclusione, non solo dal punto di vista economico, ma anche per fattori culturali o sociali”.
La “povertà spirituale” – ha aggiunto l’Arcivescovo – ha invece un valore positivo dal momento che è “fiducia totale in Dio e nella sua provvidenza”; si potrebbe definire “infanzia spirituale”, ha aggiunto il vescovo intendendola come “capacità di porre la propria vita nelle mani di Dio e fare la sua volontà”.
Monsignor Sanna ha affermato che “talvolta si pensa di essere solidali con i poveri divenendo la loro voce, ma questo non basta: bisogna far sì che i poveri stessi abbiano voce”.
Contro “un egoismo collettivo” ha parlato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong proponendo, che si torni “a una tradizione di generosità”.
“Dopo il ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese – ha spiegato il porporato – si è diffuso un egoismo collettivo: vengono respinti i bambini nati in Cina da abitanti di Hong Kong, trattati male i filippini che vengono a lavorare”, e questo anche in seguito al “cattivo esempio” che viene dal governo.
I cattolici ha precisato il cardinale sono “una piccola minoranza”, ma “gestiscono molte scuole, apprezzate dai genitori perché vi è una buona educazione”., anche se ha espresso espresso “preoccupazione” per la recente legge che intende “togliere ai cattolici la proposta educativa”, attraverso comitati di controllo gestiti dal governo.
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