"In Europa e in Africa è forte il desiderio di amare e dare la vita"

Il Messaggio finale del Simposio promosso dai vescovi dei due continenti

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ROMA, venerdì, 17 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Si è concluso oggi il Simposio dei vescovi europei ed africani sul tema Comunione e Collaborazione tra l’Africa e l’Europa – L’uomo e Dio, la missione della Chiesa: annunciare la presenza e l’amore di Dio.

Si è trattato del secondo Simposio euro-africano, dopo che nel 2004, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e il Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e del Madagascar (SECAM), si erano riuniti su Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa – Cristo ci chiama – Cristo ci manda.

Come spiegato nel Messaggio finale dei due organismi episcopali, l’incontro “ha rappresentato in primo luogo la gioia dell’incontro, un misurare la strada percorsa durante questi otto anni. Le Beatitudini sono veramente il nostro tesoro comune. Esse ci fanno scoprire sempre di più la nostra complementarità, ma anche la nostra corresponsabilità e la nostra interdipendenza nella vita delle nostre Chiese particolari”.

Il grosso interrogativo che i partecipanti al Simposio hanno dovuto affrontare, riguarda l’identità degli uomini e delle donne “a cui la chiesa è stata mandata per evangelizzare nella diversità dei nostri continenti”.

L’annuncio del Vangelo in Europa e in Africa avviene in un contesto in cui “i messaggi trasmessi dalla culture attuali sono confusi” e numerosi sono i segni di “ostilità verso la vita e verso l’identità degli uomini e delle donne”.

Tuttavia, nonostante “l’indifferenza crescente” e il “pensiero relativista”, radicati soprattutto nell’emisfero Nord, i popoli europei ed africani “sono abitati da desiderio di amare, di essere amati e di dare la vita”. Inoltre, aggiungono i vescovi, “la sete della ricerca di Dio e la pratica della fede sono beni comunitari che non è possibile circoscrivere al campo della vita privata”.

Tra le sfide indicate dai rappresentanti del CCEE e del SECAM, figurano la “urbanizzazione”, che spesso tende a neutralizzare le culture comunitarie e tradizionali, favorendo l’omologazione, il “materialismo”, da cui scaturiscono egoismo e danno per il bene comune, e le “migrazioni” che possono provocare “squilibri sociali e paure”. Queste ultime vanno tuttavia affrontate nel segno della fraternità di Cristo: “Ero forestiero e  avete accolto”.

In particolare la “proliferazione delle sette” è un fenomeno che “non può lasciare indifferenti” e che deve spingere la Chiesa ad interrogarsi sul proprio linguaggio “talvolta complesso e troppo astratto”, incoraggiando ad “osare di più nell’annuncio di Gesù Cristo”.

Sul piano delle politiche per lo sviluppo i vescovi di CCEE e SECAM deplorano gli “sfruttamenti abusivi del suolo e del sottosuolo” e incoraggiano, al contrario, uno sviluppo agricolo che sia “rispettoso dei bisogni delle popolazioni e dell’ambiente”.

Un segnale positivo è stato colto dagli episcopati nelle chiese africane con la loro “vitalità crescente”, specie tra i fedeli più giovani, e le “numerose vocazioni”. Questa tendenza va alimentata con strumenti quali lo “scambio degli operai apostolici”, la “formazione dei formatori”, il dialogo interreligioso e il dialogo ecumenico.

In entrambi i continenti vanno valorizzati i principi non-negoziabili: la vita, la famiglia, “la complementarietà naturale dell’uomo e della donna”. In questo ambito il messaggio cristiano “supera le nostre comunità e si rivolge ad ogni uomo”, commentano i vescovi.

Il Messaggio finale del Simposio si conclude con quattro intenti:

1) La volontà di “essere presenti all’appuntamento con le sfide del nostro mondo, in primo luogo con le nostre conversioni personali e con la messa in atto delle trasformazioni necessarie per servire meglio gli uomini e le donne che vivono nei nostri continenti”.

2) La volontà di “partecipare insieme alla missione universale affinché Cristo sia meglio accolto, conosciuto e celebrato”.

3) La volontà di dare “nuovo slancio” all’evangelizzazione del continente africano nel solco dell’Esortazione Apostolica Africae Munus di Benedetto XVI.

4) La volontà di impegnarsi per “un’evangelizzazione di una qualità nuova”, facendo leva sulla gioventù africana, “con le speranze nate in occasione delle GMG, con le comunità locali, i movimenti e le fraternità”.

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ZENIT Staff

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