CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 10 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Ricevendo in Udienza questa mattina i membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, papa Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sul dramma dei popoli di quella regione africana.
Il Santo Padre ha aperto il suo discorso ringraziando il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e rappresentante legale della Fondazione.
Saluti e ringraziamenti sono stati rivolti dal Papa anche a monsignor Bassène, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione e ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali italiana e tedesca “che contribuiscono in maniera importante al funzionamento della Fondazione”.
“Dio si è fatto carne – ha detto il Pontefice -. È mai esistito un gesto d’amore e di carità più grande di questo? Tutto quello che accade oggi e che continua a verificarsi dal giorno in cui Dio s’è fatto uomo, ne è il segno”.
Un segno di questa “carità cristiana che si incarna e che diventa testimonianza di Cristo” è proprio la Fondazione ricevuta in Udienza dal Santo Padre, nata una trentina d’anni fa per desiderio del beato Giovanni Paolo II.
“La Fondazione – ha proseguito Benedetto XVI – intende ugualmente manifestare la presenza del Papa accanto ai fratelli africani che vivono nel Sahel”.
L’esistenza della Fondazione, impegnata in progetti contro la desertificazione della regione subsahariana, “dimostra la grande umanità del mio venerato predecessore che ne ebbe l’intuizione. Quest’opera, però, sarà pienamente efficace, solo se alimentata dalla preghiera”, ha aggiunto il Papa.
In merito all’ennesima siccità che sta funestando la regione, Benedetto XVI ha esortato la comunità internazionale “ad affrontare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni, le cui condizioni di vita continuano a peggiorare”. Il Papa ha inoltre espresso incoraggiamento e sostegno agli “sforzi degli organismi ecclesiali che operano in questo contesto”.
“La carità deve promuovere tutte le nostre azioni – ha proseguito il Pontefice -. Non si tratta di voler fare un mondo ‘su misura’, ma si tratta di amarlo”. La Chiesa, quindi, non ha come vocazione la trasformazione dell’“ordine politico” o del “tessuto sociale”, bensì quella di “portare la luce di Cristo, colui che trasformerà tutto e tutti”.
Il Papa si è poi “rallegrato” dei “buoni rapporti” tra cristiani e musulmani nella regione del Sahel, una testimonianza del fatto che l’amore di Cristo “va al di là di ogni religione, razza e cultura”.
Va superato, secondo il Santo Padre, il cliché dell’Africa intesa come “continente di conflitti e di problemi infiniti e irrisolvibili”. Al contrario essa è una terra che oggi “accoglie la Buona Novella” ed è “il continente della speranza per la Chiesa. Per noi e per voi, l’Africa è il continente del futuro”, ha aggiunto il Papa richiamandosi alle parole dette durante la sua visita pastorale in Benin.
Rivolto ai membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, Benedetto XVI ha esortato un “rinnovamento” che dovrà concernere in primo luogo “la formazione cristiana e professionale delle persone che vi operano, essendo essi, in qualche modo, strumenti del Santo Padre in quelle regioni”.
Un rinnovamento che, per essere “efficace”, dovrà “cominciare dalla preghiera e della conversione personale”, ha poi concluso il Santo Padre.