"Lei ha sbagliato numero, io molto di più"

Una riflessione sulla Nuova Evangelizzione, di padre Piero Gheddo, del PIME

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di Piero Gheddo

ROMA, mercoledì, 8 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Telefono fuori Milano alla famiglia di un confratello in vacanza dall’Africa, al numero dell’Annuario del Pime. Mi risponde una voce maschile, penso sia la sua e dico: “Caro padre Giovanni…”; l’altro ribatte: ”Qui non c’è nessun Giovanni, lei ha sbagliato numero” e chiude.

Dopo un po’ ritento, pensando di aver sbagliato la digitazione del numero. Sento ancora “Pronto?” dalla stessa voce e dico:

– Mi scusi, sono ancora io che cerco un missionario….. e si vede che sbaglio ancora numero.

– Ma lei chi è?

– Sono un missionario anch’io e chiedo scusa.

– Un missionario? Ma, caro padre, lei ha sbagliato numero, ma io ho sbagliato molto più di lei.

– Ma non mi dica.

– Eh, sì, ho sbagliato moglie.

– In che senso?

– Non era la donna adatta per me e adesso ci stiamo separando.

– Avete avuto figli?

– Fino adesso no, ma…

Ne segue una chiacchierata che l’amico interrompe dicendo che mi richiama lui. Infatti così avviene e siamo andati avanti una mezz’oretta. Il Signore mi ha aiutato a ricordargli i fondamenti di un matrimonio felice, quelli del Vangelo e della Tradizione cristiana, oltre alla preghiera per chiedere l’aiuto del Padre. Ne abbiamo discusso e l’amico mi ha poi ringraziato. A volte noi preti ci chiediamo come si può realizzare la “nuova evangelizzazione”. Nell’ottobre 2012 si celebrerà a Roma il Sinodo episcopale sulla “Nuova evangelizzazione”, cioè su come riportare al Vangelo e alla vita cristiana i popoli, come il nostro italiano, che in buona parte stanno perdendo la fede. E’ un problema che deve appassionare tutti, non solo vescovi e preti, perché la crisi morale e della famiglia si supera solo col ritorno a Cristo.

Se è vero che il Vangelo e la vita cristiana si trasmettono da persona a persona, come scrive San Paolo ai Corinzi (1 Cor, 15, 1-3): “Vi ho trasmesso l’insegnamento che anch’io ho ricevuto”, Paolo VI precisa: “Nessuna definizione  parziale e frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, dell’evangelizzazione” (Evangelii Nuntiandi, 17). Essa appare piuttosto “un processo complesso e dagli elementi vari” e comprende “la testimonianza di vita, la predicazione vivente, la liturgia della parola, la catechesi, l’uso dei mass-media, il contatto personale…” (nn. 41-48).

Ecco gli elementi che riguardano tutti: “la testimonianza di vita… il contatto personale”. Tutti i battezzati sono chiamati a questo. Viviamo in una società secolarizzata, nella quale è difficile parlare della fede, del Vangelo, della preghiera, della vita cristiana; in genere, anche nelle nostre famiglie e nelle comunità religiose, si parla di tutto, politica, economia, lavoro, salute, sport, che tempo fa, ecc. La fede e la preghiera non c’entrano quasi maia. Sono come “hobby” privati, personali, ciascuno se li gestisce per conto proprio. E’sbagliato, è un frutto amaro della cultura materialista in cui viviamo. Introdurre nel discorso questi temi è già un portare l’attenzione sui problemi che più contano nella vita di tutti..

Quanti contatti personali abbiamo nella giornata con persone in difficoltà, sofferenti, depresse, scoraggiate, che sono pessimiste e cercano il senso della vita. E’ molto facile e tranquillo cavarsela con qualche parola d’incoraggiamento. Il cristiano, che va contro-corrente, trova l’aggancio per orientare il discorso sulla fede e la vita cristiana, su Gesù e Maria…  Non è facile, lo so. Ma se la nostra vita è’orientata a Dio e a Cristo, se la “preghiera continua” è sempre sulle nostra labbra e nel nostro cuore, se la grazia che chiediamo a Gesù è di imitarlo sempre più, ci viene spontaneo e quindi naturale orientare anche le nostre conversazioni al tema che più ci appassiona, ci conquista, ci emoziona. Ecco quel che la Chiesa chiede a tutti i battezzati, specialmente ai preti, alle suore, alle persone consacrate.

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ZENIT Staff

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