"Morire di speranza": una veglia per i migranti morti nei viaggi verso l'Europa

Questa sera, a Santa Maria in Trastevere, l’evento presieduto dal cardinale Vegliò, con la partecipazione di comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato

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Si intitola “Morire di speranza” la veglia di preghiera che si terrà oggi pomeriggio, domenica 22 giugno, alle 18.30, nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, in memoria dei morti nei viaggi verso l’Europa. La veglia sarà presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, e vedrà la partecipazione di comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato. Tra i promotori dell’evento: la Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione Centro Astalli, la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes, la federazione Chiese evangeliche in Italia, le Acli, e la comunità Papa Giovanni XXIII. Contemporaneamente analoghe iniziative si svolgeranno anche in molte città italiane ed europee.

L’appuntamento di preghiera si svolge in coincidenza con l’anniversario dalla visita di Papa Francesco a Lampedusa dell’8 luglio 2013. Nella basilica trasterverina sarà esposta infatti la croce di Lampedusa costruita con il legno dei barconi arrivati nell’isola del Mediterraneo, ai piedi della quale saranno deposti i nomi di quanti hanno perso la vita nella traversata dalla sponda Sud verso l’Europa. 

Obiettivo della veglia, giunta alla settima edizione, è di risvegliare le coscienze di fronte ad un fenomeno che, negli ultimi anni, ha assunto sempre più l’aspetto di una emergenza umanitaria. “Nei dodici mesi trascorsi dal precedente appuntamento – sottolineano infatti i promotori – sono aumentati i flussi dei profughi in fuga da guerre e persecuzioni, verso la frontiera meridionale del vecchio continente”.

Proprio alcuni giorni fa, il Rapporto dell’Acnur, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, ha confermato che, nel mondo, sono oltre cinquanta milioni i rifugiati; mentre, negli ultimi 15 anni, 25 mila persone, di cui molte donne e bambini, sono morte per naufragio o per stenti durante la traversata.

Nel 2013, si sono registrati invece 42.215 profughi approdati vivi in Italia: oltre 40 mila nei primi cinque mesi del 2014, dei quali il maggior numero provenienti da Siria, Eritrea, Somalia, Afghanistan, Nigeria, Mali, Sudan.

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ZENIT Staff

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