Si dice che la storia del mondo l’abbiano scritta i grandi uomini. Eppure è stato un bambino piccolo e debole, ad aver sconvolto radicalmente il corso dei secoli. E insieme a lui, la sua umile Madre, per aver semplicemente pronunciato un “sì”.
Su questa riflessione Benedetto XVI ha incentrato la sua prima catechesi del 2013 tenuta durante l’Udienza di oggi in Aula Paolo VI. Una riflessione che stimola tanti dubbi e domande, perché racchiude l’intero senso del Natale da poco celebrato, ovvero il grande mistero dell’Incarnazione che ancora una volta “illumina con la sua luce le tenebre che spesso avvolgono il nostro mondo e il nostro cuore, e porta speranza e gioia”.
“Come può quel piccolo e debole Bambino avere portato una novità così radicale nel mondo da cambiare il corso della storia?” si chiede il Pontefice, “non c’è forse qualcosa di misterioso nella sua origine che va al di là di quella grotta?”.
Riemerge la domanda sull’origine di Gesù, la stessa che si posero Ponzio Pilato, i Giudei, i cittadini di Gerusalemme e che, in un certo senso, interroga ancora oggi gli uomini del nostro tempo. Per questo il Papa stuzzica la fede e la conoscenza dei cristiani con un altro quesito: “Certo, Gesù è originario di Nazaret, è nato a Betlemme, ma che cosa si sa della sua vera origine?”.
La risposta emerge con chiarezza nei quattro Vangeli. “La sua vera origine è il Padre – spiega Benedetto XVI – Egli proviene totalmente da Lui, ma in un modo diverso da qualsiasi profeta o inviato da Dio che l’hanno preceduto”.
Quella di Cristo è dunque un “origine dal mistero di Dio, ”. Un tema già esplicato dal Papa nel suo ultimo libro sull’infanzia di Gesù, e che i cristiani ripetono ogni volta che recitano le parole del Credo «et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine», «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria».
Pronunciando questa frase, ha sottolineato infatti il Papa, “ci inginocchiamo perché il velo che nascondeva Dio, viene, per così dire, aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l’Emmanuele, Dio con noi”.
Anche nella musica sacra – ha osservato – si nota subito come i grandi maestri nel comporre le loro Messe si siano soffermati su questa frase, “quasi a voler cercare di esprimere con il linguaggio universale della musica ciò che le parole non possono manifestare: il mistero grande di Dio che si incarna, si fa uomo”.
L’affermazione del Credo, inoltre, “ci parla di un’azione a cui prendono parte le tre Persone divine e che si realizza ex Maria Virgine”. Pone in luce, quindi, il fondamentale ruolo di Maria, senza la quale – spiega il Papa – “l’ingresso di Dio nella storia dell’umanità non sarebbe giunto al suo fine e non avrebbe avuto luogo quello che è centrale nella nostra Professione di fede”.
Maria, infatti, ha messo a disposizione “tutta la sua persona”, accettando “di diventare luogo dell’abitazione di Dio”. Ella, perciò, appartiene “in modo “irrinunciabile alla nostra fede nel Dio che agisce, che entra nella storia”.
“Dio ha scelto proprio un’umile donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle provincie più lontane del grande impero romano” ricorda il Papa. È un aspetto che noi cristiani non dobbiamo dimenticare in quei momenti di prova “del cammino e della vita di fede” in cui “possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra inadeguatezza di fronte alla testimonianza da offrire al mondo”.
“Sempre, anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare – aggiunge il Pontefice – dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza”.
L’azione dello Spirito Santo in Maria – evidenzia il Papa – “ci fa riflettere su come la fede porti anche in noi una novità così forte da produrre una seconda nascita”. E come ad ogni nascita c’è il Battesimo, che “ci fa partecipare alla relazione filiale che Gesù ha con il Padre”. Un sacramento “passivo”, quindi, che “si riceve” gratuitamente, “perché nessuno è capace di rendersi figlio di Dio da sé”.
“Solo se ci apriamo all’azione di Dio, come Maria – conclude il Santo Padre – solo se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente, tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli di un Padre che ci ama e mai ci abbandona”.
Al termine della sua catechesi, Benedetto XVI ha poi salutato i pellegrini in lingua italiana. In particolare si è rivolto ai giovani auspicando che sappiano “considerare ogni giorno del nuovo anno come un dono di Dio”; agli sposi novelli affinché realizzino “un’autentica comunione di vita e d’amore” e ai malati perché il nuovo anno porti loro “consolazione nel corpo e nello spirito”.