La fede di Maria è la più grande benedizione dell'anno

Riflessione sulla Solennità di Maria SS., Madre di Dio

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Nm 6,22-27

“Il Signore parlo’ a Mose’ e disse: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere su di te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

Lc 2,16-21
“In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”.

“Anche la fede di Maria e’ una fede ” in cammino”, una fede che ripetutamente si trova nel buio e, attraversando il buio, deve maturare. Maria non comprende la parola di Gesù, ma la custodisce nel suo cuore e li’ la fa arrivare pian piano alla maturità” (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, p. 144).

In questo primo giorno dell’anno, non c’e’ benedizione più grande che Dio possa dare ad ognuno di noi di questa: possedere l’atteggiamento profondo della fede di Maria, la quale “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,50.51).

Maria sapeva bene che Gesù’ era il Figlio di Dio, ma non poteva direttamente “vedere Dio” mentre lo stringeva tra le sue braccia. E tuttavia custodiva in se stessa la prova certa ed evidentissima della sua Presenza, conosciuta solo da lei e da Giuseppe.

Come fa ogni altra mamma del mondo, Maria rifletteva su tutti gli avvenimenti riguardanti il suo bambino, con la particolarità di confrontare ogni cosa con le cose scritte nella Scrittura, ben sapendo che era lui il Messia preannunciato dai profeti.

Questa certezza profonda del cuore, non le impediva l’oscurità emotiva, non toglieva l’incertezza psicologica, dato che il ragionamento sui fatti constatati e sulle parole udite su Gesù non le consentiva alcuna previsione umanamente certa circa il suo futuro.
Così Maria “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Le custodiva, come una mamma custodisce il suo bambino, lo protegge, si ricorda di ogni particolare a suo riguardo e non si allontana un solo attimo da lui. Tuttavia, le cose che Maria custodisce sul suo figlio divino sono più grandi della ragione, perciò ella non le può custodire nella sua sola mente, ma dentro il suo cuore di discepola e madre di Cristo.

Che differenza fa’ tra il custodire le cose nella mente e il custodirle nel cuore? Il cuore per la Bibbia non indica il mondo degli affetti, ma piuttosto la persona intera che sta in ascolto davanti a Dio per comprendere e fare la sua volontà. Il “cuore” dice perciò la relazione di appartenenza filiale al Padre, caratterizzata dalla fiducia costante e totale nel suo amore.

Ora, venendo a noi, quando si riflette su un fatto importante, si cerca di comprenderne il significato oggettivo e il valore che esso ha per la nostra vita. E’ un percorso che inizia con l’aprire una porta, e poi un’altra e poi un’altra ancora, di stanza in stanza. Si avanza così nella sua intelligenza di ciò che e’ accaduto, fino ad una eventuale decisione pratica.

Ma se si medita sui fatti e le parole di Dio, le cose stanno diversamente. Infatti, non si tratta di analizzare i dati ed agire come se tutto dipendesse da noi, ma di accettare docilmente la sua volontà’, anche senza poterla interpretare e decifrare razionalmente, in attesa del suo concreto e misterioso compimento.

Il bambino appena nato non chiede alla mamma: “dove mi porti?”: semplicemente si lascia portare ovunque, essendo assolutamente certo che ella agisce solo per il suo bene. E questo bene per lui non sta nel punto di arrivo, ma in quello di partenza, vale a dire nelle braccia della mamma che lo sostengono, come sta scritto: “Signore, non si esalta il mio cuore,..non vado cercando cose grandi, ne’ meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato e’ in me l’anima mia” (Salmo 131).

Vivere giorno per giorno in questo stato di fede semplice e pura, e’ una benedizione permanente che opera in noi la gioia della santità, e ci assicura la pace di Dio.

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Angelo del Favero

Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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