Quanto ha inciso sul voto europeo la sensibilità dei candidati ai valori della vita e della famiglia? Sono ancora in corso le analisi in tal senso, che tengono conto del numero di eletti tra i candidati che avevano firmato i Manifesti che li impegnano a schierarsi per la vita dal concepimento fino alla morte naturale e per la famiglia naturale. I tre Manifesti sono stati pubblicati dalla Fondazione Terra Novae, dalla Federazione della Associazioni Familiari Cattoliche Fafce (Federation of Catholic Family Organisations in Europe) e dalla Manif pour tous.
Finora non è ancora possibile fare una valutazione complessiva dei firmatari eletti perché – riferiscono i rappresentanti di queste tre realtà – le analisi non sono state ultimate. “Rispetto al 2009, all’inizio del passato mandato legislativo, c’è più consapevolezza politica a Bruxelles sulle questioni relative a vita e famiglia”, afferma Maria Hildingsson, Segretaria Generale della Fafce. Il Manifesto della Fafce è stato firmato da oltre 100 candidati.
In Europa, spiega la Hildingsson, “vari cittadini hanno espresso il loro interesse in queste aree. A Bruxelles e negli Stati membri in questi 5 anni sono sorte varie Ong focalizzate su queste tematiche. Questo ha creato una situazione diversa rispetto al 2009 e certamente è un supporto per quei parlamentari che vogliono e sono pronti a intraprendere il percorso nelle tematiche collegate a famiglia e vita. Verso la fine della passata legislazione ci sono state varie e forti espressioni popolari nei confronti dei Rapporti Estrela e Lunacek. Un altro genere di espressione popolare è stata l’iniziativa Popolare Europea Uno di Noi. Il dibattito è stato vivace e ha mostrato che queste materie non lasciano indifferente nessuno, né parlamentari né cittadini”.
In ogni caso la Hildingsson dichiara che “ci sono stati feedback molto positivi da Polonia e Italia”. “È chiarissimo che le questioni legate alla dignità umana, al matrimonio e alla famiglia rimarranno in cima all’agenda per alcune correnti all’interno del Parlamento europeo. Benché queste materie rimangano quasi esclusivamente di competenza degli Stati membri, esiste una volontà di forzare “un diritto all’aborto in Europa” o “una definizione di famiglia onnicomprensiva all’interno dell’Ue da parte di alcuni parlamentari e di alcune lobby”, spiega la Hildginsson.
“Il successo di Uno di Noi e la disfatta del Rapporto Estrela hanno sorpreso i parlamentari europei e le lobbies che si stanno battendo per un “diritto all’aborto”.
“Come si comporterà il nuovo Parlamento Europeo nei confronti della dignità umana e della famiglia?”, scrive Luca Volonté sul sito della Fondazione Novae Terrae, sottolineando che “ancora una volta la grande vincitrice delle elezioni è stata l’apatia, il malessere della noncuranza democratica”. Lo definisce “contesto di euroscetticismo” quello del post elezioni e si chiede “in che modo l’Unione Europea può gestire temi come il matrimonio, la famiglia e la libertà di religione e coscienza?”. Dalla sua risposta traspare una certa amarezza: “In realtà ci sarà un lieve cambiamento e il futuro rimarrà sconfortante”.
Volonté fa un’analisi “su tre diversi livelli: le mentalità filosofiche dei nuovi parlamentari europei, gli interessi istituzionali della Commissione Europea e dei suoi eurocrati, e lo sviluppo della legge dell’Ue, introdotta attraverso il Parlamento”. Sulla base di questa analisi “i valori della famiglia restano marginali”, riflette Volonté.
La bocciatura da parte della Commissione europea nei confronti di Uno di Noi è definita da Volontè “uno schiaffo a milioni di europei”. “Il successo dei partiti di destra, e proporzionalmente la chiara sconfitta della sinistra, può aiutare la difesa del diritto alla vita, l’istituzione del matrimonio e la famiglia?”, si sono chiesti molti dopo le elezioni. “Risposta secca: non proprio”, afferma Volonté.
“Il nuovo Parlamento europeo è più caotico ed estremista dopo queste elezioni. In questi contesti, è difficile sostenere che la difesa dei valori fondamentali, come il diritto alla vita, la libertà di coscienza e di religione o il matrimonio sia, a seguito delle elezioni europee, diventata più semplice o più difficile rispetto a prima. L’aspetto positivo è che il Partito Popolare Europeo rimane il gruppo più forte nel Parlamento, sebbene sia drasticamente diminuito il vantaggio sul gruppo dei Socialisti. Dall’altro lato, è chiaro che i Socialisti, i Liberali e i Verdi abbiano sofferto di gravi perdite. Dei quattro gruppi politici che secondo le lobby gay hanno un ruolo centrale nel promuovere l’agenda omosessualista nel Parlamento europeo, tre sono i palesi sconfitti di queste elezioni: i Socialisti, i Liberali e i Verdi. Solo i comunisti sono tra i vincitori, poiché hanno tratto vantaggio dalla generale ondata di estremisti di tutti i colori”.
“L’essere di sinistra e liberale come i Socialisti e i Liberali non è stata una strategia vincente per il Ppe: non ha sottratto voti a questi gruppi, ma al contrario ha allontanato molti votanti a vantaggio dell’estrema destra”, secondo Volonté . “Per riprendersi questi voti, il Ppe dovrà dimostrare di essere ancora un gruppo socialmente conservativo”, chiosa.
Un barlume di speranza secondo Volonté si vede ma “non è all’interno del Parlamento europeo, dove i membri continueranno comunque a tentare di bloccare provvedimenti oppressivi e offensivi; ma all’esterno: organizzazioni cittadine come CitizenGO, One of Us, gruppi di esperti e di pressione come il European Dignity Watch e il Dignitatis Humanae Institute. È grazie a queste attività che Zuber ed Estrela sono stati sconfitti in Parlamento, attraverso grandi campagne online e sui social media che attivano l’azione popolare e mettono pressione ai parlamentari europei”.
Questo è un sintomo dell’ormai deteriorata relazione tra Bruxelles (e Strasburgo, il Parlamento Europeo si muove ancora tra queste città producendo un enorme spreco di tempo e denaro) e il popolo europeo. Speriamo che la crescita dell’euroscetticismo ripristini parte di questa relazione”.