Il prodigioso sangue di San Lorenzo

Da quattro secoli il sangue del martire romano custodito ad Amaseno, si liquefa miracolosamente ogni 10 agosto, giorno della sua festa liturgica

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Tutti conosco San Lorenzo e il suo martirio sulla graticola, pittori illustri lo hanno rappresentato in mille modi diversi, poeti lo hanno citato nelle loro composizioni, come il Pascoli; molti sanno che è il secondo patrono di Roma, luogo dove ha esercitato il suo ministero diaconale e dove è stato martirizzato e sepolto presso il cimitero Verano; pochissimi sanno che un’ampolla col suo sangue è ancora oggi conservata integra e visibile, e questi pochissimi sanno che tutti gli anni, ormai da quattrocento anni, questo sangue si liquefa in modo spontaneo suscitando lo stupore di chi lo osserva.

Un paese della Ciociaria, immerso tra monti e paesaggi ameni, Amaseno, fin dal 1177 custodisce gelosamente questo sangue del martire Lorenzo. La notizia più antica è contenuta nell’atto di consacrazione della nuova chiesa di Santa Maria Assunta, opera eccellente dei monaci cistercensi arrivati dalla Francia, datato 8 settembre 1177, dove nell’elenco delle reliquie è citata questa particolare reliquia: il grasso di San Lorenzo Martire.

Per secoli essa è rimasta nascosta tra le altre reliquie, poi d’improvviso, tra il 1605 e il 1621, essa comincia ad attirare a sé l’attenzione dei fedeli. Il Papa di allora, Paolo V Borghese, viene informato che questa sostanza, nella ricorrenza della festa del santo il 10 agosto, si liquefa in modo spontaneo. Ne chiede un po’ per sé da conservare nella sua cappella costruita in Santa Maria Maggiore.

Da allora tutti gli anni si rinnova questo prodigio sotto gli occhi di quanti, per curiosità o per fede, nel giorno della festa il 10 agosto, si recano davanti a quell’ampolla.

Un altro Papa, Clemente XIII nel 1769, con una Bolla riconobbe esplicitamente il carattere prodigioso della liquefazione approvandone il culto.

C’è da dire che, oltre alle liquefazioni annuali legate alla festa, numerose sono anche quelle improvvise, avvenute nei diversi periodi dell’anno davanti a numerosi testimoni.

Da una semplice osservazione visiva si deduce che tutto il materiale contenuto nella fiala, diventa liquido e trasparente, lasciando intravedere una sedimentazione scura, terriccio o quant’altro, e un lembo di pelle che è sospeso in esso. Stupore, meraviglia, sconcerto sono i sentimenti che si provano davanti a questo prodigio, dove l’uomo non interviene assolutamente, ma altro sovverte le ferree leggi della natura.

Non sappiamo come questa reliquia sia arrivata ad Amaseno; a chi chiede se non sia macabro raccogliere il sangue di una persona uccisa, si può rispondere che nella cultura cristiana delle persecuzioni era costume raccogliere tutto quanto apparteneva alla persona del martire e conservarlo per il giorno della resurrezione. La fede cristiana afferma che il corpo, creato da Dio a sua immagine somiglianza, è oggetto della resurrezione nell’ultimo giorno e pertanto niente deve essere disperso e disprezzato.

La presenza di questo sangue ad Amaseno crea un legame forte della comunità con san Lorenzo stesso facendoci sentire quasi dei prediletti dal santo, ma allo stesso tempo obbliga anche a uno stile di vita secondo il Vangelo per il quale egli non ha avuto paura di dare la sua vita.

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Italo Cardarilli

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