Fecondazione eterologa: le insidie nascoste da conoscere

Tanti i dubbi e gli interrogativi su questa pratica che pone questioni sull’origine del seme o dell’ovulo provenieti da un soggetto esterno alla coppia

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La sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 9 aprile, che ha dichiarato incostituzionale il divieto al ricorso alla fecondazione eterologa, apre nuovi scenari nel mondo della procreazione della vita umana nella nostra nazione. Questa sentenza ha suscitato reazioni differenti, ma soprattutto ha generato tanta confusione tra gli addetti al lavoro.

Dopo poco più di un mese, i dati segnalati riportano che sono arrivate più di tremila telefonate ai centralini dei centri ospedalieri, per domandare informazioni su come poter accedere a tale pratica fino a questo momento assolutamente vietata nel territorio italiano. Ciò che colpisce è il numero così elevato di chiamate di coppie disponibili ad utilizzare la procreazione eterologa pur di coronare il loro desiderio di genitorialità.

Il primo quesito da porsi è il seguente: quale potrà essere la relazione tra fecondazione omologa ed eterolga. Una volta appurata la presunta o vera steriltà attraverso le opportune analisi di laboratorio, i medici decideranno di consigliare l’omologa e proporanno di passare direttamente all’eterologa?

La situazione non si discosta tanto da quello che è avvenuto negli ultimi tempi da parte di alcuni medici, che hanno proposto ai loro pazienti di passare direttamente alla fecondazione omologa in vitro, nonostante si sarebbe potuto invogliare alla fecondazione naturale passando da studi medici più approfonditi o da cure mediche adeguate.

Questo modo di consigliare troppo frettoloso lascia presumere un ricorso sempre più frequente alla fecondazione eterologa piuttosto che all’omologa. E questo per favorire gli introiti economici che scaturiscono da una pratica che lascia intravedere ricchi affari per i donatori degli ovuli o dei semi, e non ultimo per le cliniche specializzate che si troveranno ad incrementare notevolmente le loro prestazioni sanitarie.

L’eterologa possiamo dire che contiene le stesse problematiche dell’omologa, ma ne aggiunge altre di carattere antropologico. Se l’omologa ha la responsabilità di creare una vita umana fuori dall’utero materno e di impiantarlo in una fase successiva non offrendo la garanzia della sua continuità di vita, l’eterologa pone serie questioni sull’origine del seme o dell’ovulo che provengono da un soggetto esterno alla coppia.

L’estraneità del seme o dell’ovulo alla coppia, può essere considerato un elemento influente sulla vita nascente e sulla scelte dei futuri genitori? Il figlio della carne tanto desiderato dai quei genitori che hanno deciso per l’eterologa, può considerarsi a tutti gli effetti loro figlio? Il patrimonio genetico del nascituro non sarà anche quello che avrà ereditato dal seme o dall’ovulo esterno alla coppia?  In caso di possibili problematiche di salute sarà sempre possibile risalire alla sua origine, ossia se essa è attribuile alla coppia o al donatore? La coppia avrà la forza di gestire e superare le problematiche di carattere fisiche e psicofisiche che potranno sopraggiungere, preservando l’armononia e la serenità familiare?

Tutti questi interrogativi costituiscono un mondo sommerso che difficilmente verrà alla luce, perchè i fallimenti si tendono sempre a nascondere o ad attribuirli alla responsabilità altrui.

La fecondazione eterologa viene interpretata dalle future mamme come il tentativo ultimo di avere un figlio nato dalla propria pancia, benché l’ovulo e il seme siano esterni alla coppia. Tale mentalità secolaristica esclude l’origine ed il datore della vita umana, che ha il suo principio biologico prima di tutto dall’unione di un seme e di un ovulo, che viene ancor prima della gestazione.

E se la madre biologica ha comunque un ruolo (anche se l’ovulo non dovesse essere il suo) perchè partecipa alla gestazione del figlio, quale è il ruolo del futuro padre quando il seme per la fecondazione è stato donato da un altro uomo? Questa figura paterna potrà mai chiamarsi genitore biologico di quel figlio?

Il ricorso alla fecondazione omologa o eterologa è una possibilità degli ultimi decenni. L’adozione per secoli ha costituito un via naturale per diventare madre e padre. L’adozione non nasce da un concepimento in vitro, ma da un desiderio interiore di accogliere un bambino o un adolescente, anche se esso non ha legami con la sua stessa carne.

L’adozione è davvero la risposta a tutte le situazioni ambigue che genera la fecondazione omologa ed eterologa: chi adotta ha la consapevolezza che non è genitore di quella creatura, ma si vuole dedicare con impegno e dedizione a diventare suo padre o sua madre. L’adozione rende paritetica la figura materna e paterna, perchè nessuno dei due ha un ruolo nella gestazione biologica, ma entrambi sono danatari di vita nel loro essere madri e padri.

L’adozione aiuta a scindere il fattore generativo da quello educativo, e ricorda a tante coppie che l’essere genitori biologici, o almeno in parte come può ritenersi nell’eterologa, è solo l’anticamera di quella trasformazione che porta a diventare madri e padri.

La scienza medica procreativa può aiutare a diventare genitori, ma il passo successivo è una questione di animo: diventare madri e padri è prima di tutto un desiderio del cuore. E questi due aspetti non sono necessariamente collegati. Nessuno potrà impedire ad una coppia sterile di diventare madre e padre: l’adozione è la prova che si può essere madre e padri anche senza aver generato biologicamente un figlio.

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Osvaldo Rinaldi

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