Il 2014 sta per concludersi e, tra le “buone notizie” che hanno costellato il lavoro redazionale di ZENIT, possiamo porre senz’altro la creazione della nuova rubrica di poesia.
Abbiamo pubblicato poesie di autori storicizzati, tra le quali alcune “perle” che appartengono alla storia della letteratura d’ogni tempo, e poesie di autori emergenti: alcune – assai belle – nelle quali l’intuizione lirica è sostenuta da una raffinata tecnica espressiva; altre comunque apprezzabili per la sincerità con cui riescono a comunicare un mondo di sentimenti.
E attraverso il “medium” della parola poetica, abbiamo esplorato tematiche dense di spiritualità: il Santo Natale, l’Immacolata Concezione, la religiosità dell’infanzia. Abbiamo poi sfiorato argomenti che ci ripromettiamo di sviluppare in futuro, come la poesia in musica e il rapporto fra poesia e scienza.
Ma a questa rubrica attribuiamo anche un altro valore: quello di rafforzare il rapporto, già intenso, con i nostri lettori. Un rapporto caratterizzato da un livello di empatia che difficilmente si riscontra nel volatile mondo dei media.
Nei giorni scorsi, per esempio, ci è giunto un commento di Angelo Bertolo con alcune considerazioni in merito all’articolo Lettere dal fronte: estratti di poesia, pubblicato su ZENIT il 27 dicembre. Riflettendo sulle origini delle grandi guerre del XX secolo, Bertolo osserva che “le ideologie moderne sono gli idoli moderni creati dall’uomo. Sono il buon Socialismo sulla terra, sono il Comunismo in economia e come uguaglianza fra gli uomini. Sono il Liberalismo e la Democrazia-bene-supremo da esportare anche in Asia e in Africa. Sono l’amore per l’ambiente e per la natura più che per il bambino che deve ancora essere partorito”.
Bertolo ci ricorda inoltre che, secondo Feuerbach, “l’uomo crea le religioni con la sua fantasia” (e non viceversa come descritto nella Genesi), e che “Vico aveva detto cose simili con argomentazioni più sostanziose un secolo prima di lui”.
Un interessante abbinamento, quello proposto da Bertolo, che ci fa comprendere che le pur straordinarie risorse di cui l’uomo è dotato (la capacità di pensiero, la fantasia…), in assenza di un corrispondente sentimento etico e spirituale, possono tradirlo e portarlo alla distruzione. E a quegli illustri pensatori del passato potremmo chiedere con pari coerenza filosofica: se l’uomo ha creato le religioni, chi ha creato l’uomo?
Con queste riflessioni, siamo qui a formulare agli amici poeti e ai nostri lettori un “auspicio poetico” per l’anno che nasce, con la speranza che ZENIT possa costituire, sempre più, un terreno fecondo d’incontro fra la poesia ed un pubblico crescente di lettori. Per restituire a questa meravigliosa forma espressiva, così prossima alla preghiera, quel carattere di diffusione “popolare” che aveva un tempo e che è stato oggi offuscato dall’affollarsi di parole superficiali, espressione dalla “cultura dell’indifferenza”.
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E veniamo ora alle poesie odierne. Cominciamo con un componimento di Enzo Agostinelli: un lungo poemetto (che pubblichiamo in estratto) nel quale il poeta, riecheggiando l’andamento di una “lauda”, celebra la figura di Maria, “Madre delle madri”, simbolo di santità e di fede che assurge a significato di riscatto per l’umanità intera.
A MARIA
(La Madre delle madri)
di Enzo Agostinelli
Salve o Madre dal cielo benedetta,
fra tutti i nati al mondo la più pura,
da ogni oscura macchia mai infetta,
in te confida ogni creatura.
Candida veste la tua figura retta
che ogni cor ristora e rassicura,
nell’ora dei pericoli invocata,
la vita per tua grazia vien cambiata.
E a te Maria, colpita in ogni aspetto,
non avvilì sconforto ed abbandono
e mai cessò lotta e patimento
per completar di Cristo il testamento.
Deciso e risoluto il tuo agire
nel presenziare ai vari suoi tormenti
con ver dolor e senza mai dire
parola alcuna contro i potenti.
Il mondo tutto ti rende mercede
prega per noi e pace ci sia data,
al Magistero fai scoprir la via,
posto vicino a te il ciel ci dia,
il Santo Spirito anche intercede
perché parola tua si ascoltata.
Grazie ed onore a Dio ognor ci sia
e al cuore di Gesù e a te Maria.
Enzo Agostinelli è nato a Faleria (VT) e risiede a Mazzano Romano. Ha studiato presso il Collegio PP. Teatini in Morlupo (RM), dove ha appreso le nozioni fondamentali della fede. Ha trascorso 39 anni della sua vita nell’Aeronautica Militare, con esperienze anche all’estero. Ha scritto diverse poesie, molte delle quali a sfondo religioso.
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La poesia che segue, Non illudere il Sole di Corinna Corneli, ha ottenuto un riconoscimento prestigioso: ha vinto infatti il premio Imparerai di nuovo ad esser stella, indetto dalla Provincia di Roma per il centenario della nascita di Pablo Neruda (1904-1973), la cui giuria era presieduta da Luís Sepúlveda. Il fascino del componimento deriva dalla immedesimazione panica con la natura: sembra quasi che il ritmo battente della pioggia s’identifichi con lo stato d’animo dell’autrice in un’alternanza chiaroscurale di forte intensità emotiva.
Non illudere il Sole è anche il titolo di una raccolta di brani poetici dell’autrice, pubblicata a cura delle Edizioni Progetto Cultura. “La poesia di Corinna Corneli – leggiamo nella presentazione dell’opera – è ricca di sentimenti che toccano le profondità dell’anima. La sua raffinata sensibilità trasfigura la realtà in versi. I componimenti sono un inno alla vita: se da un lato prendono spunto da momenti contingenti, dall’altro colgono le verità più profonde dell’esistenza”.
NON ILLUDERE IL SOLE
di Corinna Corneli
Non c’è bisogno di te, pioggia.
Del tuo rumore insulso e vuoto
dei tuoi riflessi mendaci.
Briciole di cielo
non rischiarano ciò che è tramontato.
Non puoi ridarci la felicità, pioggia.
Non illudere il sole con le tue lacrime:
i suoi raggi trafiggono le tue particelle
la sua rabbia ti estinguerebbe.
Se solo vuoi morire con noi
allora cadi,
precipita, pioggia,
abbandona l’ipocrisia delle tue nubi
divieni
torrente, fiume, mare, oceano
bagna questo cemento
armato di mille e mill’anni
distruggi le dighe
divampa come fuoco tra le strade
Abbatti me, che sola
tra i muri grigi e le macerie
t’invoco
alzando le braccia al cielo.
Corinna Corneli, nata a Roma, è giornalista e docente di Lettere. Ha vinto numerosi premi ed è presente con suoi scritti in diverse antologie. È stata consulente editoriale dell’ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, caporedattrice di un mensile romano e responsabile di uffici stampa. Attualmente collabora con giornali e riviste nazionali ed è membro del consiglio direttivo dell’Associazione Internazionale Donne.
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Per concludere, una bella poesia d’ispirazione religiosa di Giuseppina Gambertoglio, intitolata La sorgente, che descrive con versi di lirica purezza la scoperta della fede e l’incontro gioioso con il Signore, unico antidoto al “deserto della solitudine interiore / lungo il cammino / senza bussola”.
LA SORGENTE
di Giuseppina Gambertoglio
Ai piedi di una roccia,
o dalle dune del deserto,
da profondità misteriose,
affiora, per la gioia di labbra riarse,
Il limpido fluido,
fresco
rigenerante
vitale
essenziale…
La mia roccia è il Signore
Nel deserto della solitudine interiore
l
ungo il cammino
senza bussola
nel cuore risuona
la Tua allegrezza
del primo incontro gioioso
con la creatura
che Ti rispecchia come la pozzanghera
riflette l’azzurro celeste
coprendosi della purezza del manto
stellato.
Dissetarsi di Te, immergersi in Te.
Rinfrescarsi in Te, purificarsi in Te.
Piangere con Te, gioire in Te.
Consolarsi per Te, gridare con Te.
Lodare Te.
Giuseppina Gambertoglio ha esercitato la professione di medico. Ora che è pensionata e nonna, si dedica ad opere di volontariato in parrocchia con una particolare attenzione ai bambini che hanno bisogno di aiuti scolastici.
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I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org
I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.
Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.
Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.
Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.