È una città piena di contraddizioni Rio de Janeiro, la metropoli carioca che compie oggi 450 anni dalla sua fondazione: in paesaggi dalla rara bellezza si consumano le più efferate violenze, a poche fermate di autobus da quartieri dominati da sontuosi grattacieli si stendono le favelas, ‘città nella città’ blindate e inghiottite nel tessuto urbano, simili a presepi al cui interno risiede una umanità dolente e povera. Estremamente povera.
Tante le contraddizioni, dunque, tanto il male che sporca questa capitale del mondo nata come “Città meravigliosa”, sottolinea il Papa in un videomessaggio rivolto a tutti gli abitanti di Rio per l’anniversario. Eppure, su tutte queste ombre – ricorda sempre il Pontefice – prevale forte una luce.
La luce, cioè, della fede che “non è mai mancata” nella città carioca “fin dalla fondazione”. La luce di Cristo irradiata dalla imponente statua del Redentore che dal Corcovado abbraccia l’intera metropoli, pregando affinché ognuno agisca per rimuovere crimini e ingiustizie.
Proprio sul celebre monumento – che per l’occasione ha inaugurato anche un nuovo impianto di illuminazione – si sofferma l’attenzione del Santo Padre: “Oggi – dice – se potessimo metterci nella prospettiva del Cristo Redentore, che dalla cima del Corcovado domina la geografia della città, cosa salterebbe agli occhi? Senza dubbio, in primo luogo, la bellezza naturale che giustifica il titolo di ‘Città meravigliosa’. Tuttavia, è innegabile che, dall’alto del Corcovado, percepiamo anche le contraddizioni che sporcano questa bellezza”.
Francesco le elenca una per una: “grandi disuguaglianze sociali”, “ingiustizia”, “violenza”, “povertà”, “gruppi o territori umani” per cui “pare esistano diverse città, la cui coesistenza non è sempre facile in una realtà multiculturale e complessa”.
Una realtà in cui tuttavia “abita Dio”, afferma il Papa e lo ripete per due volte: “Dio abita nella città”. Quindi, anche se davanti a tante difficoltà, non bisogna “perdere la speranza”, perché, incoraggia il Pontefice, “Cristo, il Redentore, non ignora i bisogni e le sofferenze di coloro che sono sulla terra! Le sue braccia aperte ci invitano a superare queste divisioni e a costruire una città unita dalla solidarietà, dalla giustizia e dalla pace”.
Ma per far ciò – evidenzia Bergoglio – “non possiamo stare ‘a braccia incrociate’, ma a braccia aperte, come il Cristo Redentore. Così, il cammino comincia con “un dialogo costruttivo”, che è la “opzione sempre possibile” tra “l’indifferenza egoista e la protesta violenta”.
Tutti sono chiamati al dialogo, dunque, e tutti “indipendentemente dal proprio livello di istruzione o di ricchezza” – rimarca il Papa – possono contribuire “alla costruzione di una civiltà più giusta e fraterna”.
Infine un suggerimento: “guardate le persone più semplici”, dal loro “esempio di generosità e solidarietà” si può “imparare molto”, conclude Francesco. Ed esorta tutto il popolo carioca a farsi illuminare sempre dalla fede, affinché – conclude rievocando l’auspicio di Paolo VI del 1° gennaio 1965 – questa luce “che illumina la città di Rio de Janeiro si diffonda in tutto il Brasile”.