Papa Francesco e la "guerra di Dio"

Parole di conforto per una comunità religiosa che attraversa momenti difficili

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Con l’elezione a vescovo di Roma, assumendo il nome pontificio di Francesco, sono stati pubblicati molti scritti precedenti di Jorge Mario Bergoglio. Tuttavia se essi non sono collocati nel contesto in cui furono composti, sfugge la comprensione di gran parte del loro significato. Ad esempio Silencio y palabra sono una serie di appunti «destinati a essere conforto a una comunità religiosa che attraversava momenti difficili» scritti allorquando fu rimosso dal collegio Máximo – dopo 25 anni di insegnamento – e inviato nella residenza dei gesuiti di Córdoba. Ecco come tutto ciò viene illustrato da quella che può essere definita quasi la prima biografia storica di papa Francesco, ossia dal libro di Austen Ivereigh, Tempo di misericordia. Vita di Jorge Mario Bergoglio” (Milano 2014).

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C’erano spesso casi, osservava Bergoglio, in cui Dio entrava in guerra con il nemico dell’umanità, ed era sbagliato intromettersi. In tali casi, «nel silenzio di una situazione di croce, ci viene chiesto solamente di proteggere il grano, non di strappare tutte le piantine di zizzania». E faceva riferimento a un’immagine dipinta sul soffitto della Cappella Domestica della residenza della Compagnia a Córdoba, che raffigura i novizi protetti dal mantello di Maria, e al di sotto si trovava questa scritta: Monstra te esse matrem («Mostra di essere madre»). Quando Dio voleva fare guerra, affermava Bergoglio, era importante non interferire, non lanciarsi in fazionalismi o dividere il mondo in buoni e cattivi, ma rifugiarsi «sotto il mantello della Santa Madre di Dio» e «vivere nella santa tensione tra memoria crucis e spes resurrectionis». […]

Nel dicembre del 1991 Bergoglio propose una meditazione sulla Terza Settimana, seguendo Gesù dall’Ultima Cena fino alla Crocifissione e alla sepoltura. Contemplando il cadavere di Gesù, Bergoglio osservò come fosse facile trovare rifugio spirituale in quel che era o avrebbe potuto essere, o richiedere un’immediata resurrezione, o rifiutare, in diversi modi, di accettare che il cadavere fosse effettivamente soltanto un cadavere. «Eppure è un cadavere, e la divinità si nasconde in esso e risorgerà. Questo spiega perché le vere riforme della Chiesa, avvenute nel tempo e che portano linfa vitale ai suoi aspetti morti, nascono al suo interno e non dall’esterno. I cambiamenti di Dio avvengono là dove non rimane altro che sperare contro ogni speranza».

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ZENIT Staff

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