Vangelo

Gv 1,1-18

Lettura

Nella seconda domenica dopo Natale ci viene riproposto il Prologo del Vangelo di Giovanni, che abbiamo già proclamato il giorno della Natività di Gesù. Data la densità teologica del testo, dopo aver allora contemplato “il Verbo che si fece carne” per la nostra salvezza, oggi siamo chiamati a verificare i frutti della celebrazione di tale evento. Può succedere, infatti, – Dio non voglia! – che alcuni di noi, pur “essendo tra i suoi” grazie al battesimo, restino tra coloro «che non l’hanno accolto» per mancanza di fede; perché soltanto «a quelli che credono nel suo nome», cioè in lui, Gesù «ha dato il potere di diventare figli di Dio», di lasciarsi “generare da Dio”.

Meditazione

In vista dell’Epifania, domani sera metteremo nel presepio i tre Re Magi; oggi dobbiamo cercarvi un posto adatto a noi. Una ricerca illuminata dalla Parola di Dio proclamata in questa domenica intermedia tra il Natale e l’Epifania. Nella prima lettura il Siracide ci fa contemplare la Sapienza – che noi cristiani identifichiamo con il Verbo eterno – che “fissa la tenda in Giacobbe e prende dimora nell’assemblea dei santi”. “Mettere la tenda” e “prendere dimora” sono figure che ritroviamo nel Prologo riguardanti Gesù, Verbo fatto carne, per il quale, come “tenda”, abbiamo costruito nei nostri presepi una povera capanna. Cerchiamo adesso il nostro posto nel presepio: esso non è in cielo tra gli angeli, perché non lo siamo; non è neanche fuori della tenda insieme ai pastori; è invece intorno a Gesù, «nell’assemblea dei santi». Ma chi sono “i santi” tra i quali il Verbo prende dimora? Ce lo dice san Paolo nella seconda lettura: siamo noi, «scelti da Dio prima della creazione del mondo; predestinati ad essere per lui figli adottivi, mediante Gesù Cristo». Ma niente automatismi, ci avverte l’evangelista Giovanni! Infatti, sono troppi quelli che si dicono “suoi” discepoli ma mostrano, poi, con i fatti della loro vita, di non averlo accolto. Noi, pur con tutti i nostri limiti, i nostri peccati di cui ci siamo pentiti, vogliamo essere tra coloro che credono nel nome di Gesù e danno fiducia a Lui, Verbo incarnato, ottenendo così «il potere di diventare figli di Dio». Vogliamo essere, in questo presepio ideale, non solo accanto al Bambinello, ma “in Lui”, fatti per grazia, figli nel Figlio. Resi tali non per diritto ereditario o per volontà umana, ma per “generazione divina”.

Preghiera

Padre della gloria, donaci uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di te. Illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci hai chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la tua eredità fra i santi, che tu hai scelto, dall’eternità, a essere tuoi figli adottivi. Amen.

Agire

Oggi, reciterò il “Padre nostro”con tutta la famiglia riunita davanti al presepio.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci - Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it