Ho accompagnato in gita culturale una scolaresca delle elementari. Lungo l’itinerario prescelto ci è capitato di imbatterci qua e là nell’avviso: “I bambini possono entrare solo se accompagnati da un adulto”.

Non è del resto raro trovare un simile avvertimento in determinati ambienti o all’ingresso di camminamenti o percorsi in montagna che nascondono insidie o pericoli.

Vuol dire che quando il bambino sarà cresciuto, tanto da essere autosufficiente, autonomo; quando insomma sarà adulto, responsabile di quello che fa…allora e solo allora potrà entrare o addirittura egli stesso accompagnare bambini.

Tutte le volte che mi capita di vedere quella scritta, penso che all’ingresso della vita, Qualcuno ha scritto che ad ogni uomo è consentito di entrare in questo mondo solo se “accompagnato” dai genitori. A questo punto non mi è difficile arrivare a dire che l’uomo non può presentarsi all’ingresso della vita cristiana se non accompagnato da chi è responsabile di lui, dal “padrino e dalla madrina”.

Allora, ogni persona, anche quando è umanamente autoresponsabile, adulta e saggia, non può iniziare l’impegno della vita cristiana se non accompagnata da una comunità che già vive ed è matura perché ha in sé la presenza di Gesù. La Chiesa è popolo di Dio riunito nell’amore reciproco che vive in tale comunione da meritare la presenza di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Per concludere direi che può entrare nel regno dei cieli, in paradiso, solo chi è maturo: può entrare “solo chi è come un bambino”: solo, cioè, se accompagnato dalla comunità; solo chi ha piena e incondizionata fiducia in Dio-papà, tanto da vivergli in braccio.

Ciao da p. Andrea

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