"Oggi la Chiesa ci ricorda che siamo tutti suoi figli, figli di un medesimo Padre, figli della stessa Madre, quella che il Cristo Gesù ci ha donato ai piedi della Croce, sul Calvario, a pochi metri da qui". Ha esordito così il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, nella sua omelia di oggi per la Messa celebrata nella Cattredale del Patriarcato latino, in occasione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per la Giornata Mondiale della Pace.

Proprio da quest'ultima ricorrenza si snoda la riflessione del presule che ne ricorda la "urgenza" al giorno d'oggi, "in cui il nostro mondo è in preda a violenze innominabili". In particolare Twal si sofferma sul tema della Giornata, 'Non più schiavi, ma fratelli', con cui il Papa ci vuole ricordare che "noi formiamo ormai una sola e medesima famiglia, una famiglia fecondata dallo stesso Sangue, quello che nostro Signore ha versato per noi, e abitata dall’unico Spirito, ricevuto nel Cenacolo".

"Il fatto che siamo tutti figli di Dio è ciò che, in effetti, conferisce a tutti gli uomini pari dignità", prosegue il patriarca. Esorta quindi a "lottare contro la schiavitù", che nel seno della nostra società si declina sotto diverse forme: "la schiavitù del peccato, dell’ingiustizia, dell’occupazione militare o economica, la schiavitù dell’odio".

"Il Vangelo - afferma poi mons. Fouad - ci invita a riconoscere la dignità inviolabile di ogni persona umana", e "noi cristiani, dobbiamo essere segno vivente di fraternità, soprattutto qui nel cuore del Medio Oriente tormentato e ferito". "Essere fratelli richiede da noi una carità gratuita e una solidarietà senza confini", soprattutto verso i fratelli rifugiati in Giordania, venuti dalla Siria e dall’Iraq.

Una sfida, questa, "resa ancora più grande dal fatto che la nostra regione è in preda agli estremismi religiosi". "Questa Terra la cui vocazione è così alta, è lacerata da politiche i cui problemi non sono quelli del nostro popolo", denuncia il presule. Rinnova perciò "l’invito pressante del Santo Padre" a pregare "con tutte le nostre forze" per la pace, senza mai perdere la speranza né la certezza che la pace è sempre possibile.

"In mezzo a tutti questi fatti di grande violenza, soprattutto qui a Gerusalemme, Città Tre Volte Santa, non possiamo cedere allo scoraggiamento, né lasciare l’ultima parola agli estremisti", chiosa Twal. "Dobbiamo continuare a credere alla Pace nonostante le ingiustizie che costituiscono la nostra dose di sofferenze quotidiane", aggiunge, ricordando che "la Pace viene dall’Alto, è un dono celeste, che non si può comperare, né importare, e nemmeno imporre con la forza". Questa Pace, inoltre, ha un nome: Gesù Cristo, il “Principe della Pace”, "la sola Via che conduce a una esistenza umana e serena". Dubitare della pace equivale dunque a "dubitare di Lui", "nuocere alla pace è ferirlo".

Il patriarca latino di Gerusalemme incoraggia quindi ad essere testimoni di fraternità "per i nostri fedeli, per i nostri vicini, musulmani ed ebrei, e per i pellegrini": E' vero, constata, "la fraternità e la coesistenza non sono facili, anche nel seno delle nostre comunità e delle nostre famiglie. A Gerusalemme siamo ben tredici Chiese! Ecco perché ci è necessario rinascere dallo Spirito per un anno nuovo pieno di gioia, vissuto nella solidarietà e nella fedeltà al Vangelo". Ma quando ci troviamo davanti all’incomprensione e tante domande restano senza risposta, soggiunge, "giriamoci verso il Bimbo Gesù" per contemplarlo così "piccolo, debole, vulnerabile", eppure "il Solo capace di rispondere alle nostre attese, di calmare il nostro mare in tempesta e di ridonarci la Sua Pace…".

Un ultimo pensiero va infine all’Anno della Vita Consacrata indetto da Papa Francesco: "Siamo lieti - dice mons. Twal - di dire ancora una volta la nostra gratitudine a tutti i nostri religiosi e religiose, di vita attiva o contemplativa, per la loro fedeltà al loro carisma e il loro amore per questa Terra…".

Ricorda infine la prossima canonizzazione di due figlie arabe-palestinesi: madre Alfonsina, fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario; e Maria di Gesù Crocifisso, fondatrice del Carmelo di Betlemme, che "hanno vissuto le Beatitudini, hanno accettato il Calvario e la morte, tutto hanno donato per il Cristo". A loro e alla Vergine Maria, "Figlia di questa Terra", il patriarca si rivolge nella sua preghiera, affinché "ci generino nella grazia e nella pace per tutto questo nuovo anno e che, infine, vengano Cieli nuovi e terra nuova”.