Ho cominciato con vero impegno, con particolare risolutezza a vivere la vita cristiana in casa mia. Mai vorrei perdere la pazienza in famiglia, tanto meno rispondere male a mio marito.
M’accorgo che mi avvilisco e mi deludo amaramente ogni volta che urlo con i miei tre bambini. Mai mi sarei aspettata, giorni fa, di prendere a sberle il più ribelle.
Mi riprendo e riesco a passare dei periodi in cui sono contenta di me perché tutto è tranquillo e senza particolari “cadute”. Ma in quest’ultimo periodo sono profondamente sconcertata perché mi sto rivelando una frana davanti a Dio, alla famiglia e…davanti a me stessa.
Sto chiedendo a Dio la grazia di liberarmi dalle mie debolezze, dalle mie miserie…; preghi anche lei per questo.
Le rispondo che, sì, prego non tanto e non solo perché lei sia liberata dalle cadute, ma soprattutto prego perché lei s’accorga che proprio là, nella caduta, Dio la aspetta e si fa trovare; proprio là può rivelare il suo amore. L’umiltà generata dalla miseria crea il vuoto abissale dell’umiltà che attira il pieno abissale di Dio.
Mi sembra che la sua famiglia sia una scuola e che i professori siano i figli.
“E’ proprio vero – esclama la signora – Il mio bambino più piccolo mi dà lezioni magistrali: proprio quando ne ha combinate di tutti i colori da non sapere più di che cosa chiedere perdono, si butta tra le mie braccia ad occhi chiusi, con tale fiducia che mi commuove.
Comprendo che è il massimo della fiducia del figlio che rivela e richiede alla mamma il massimo dell’amore.
Sono proprio i figli che mi danno gratuitamente lezioni di vita”.
Ciao da p. Andrea
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