La Biblioteca Vaticana ha firmato recentemente un protocollo con la Biblioteca Nazionale Serba che prevede lo scambio di pubblicazioni, conoscenze e competenze nel campo della raccolta, memorizzazione, elaborazione e protezione dei materiali librari.
Una opportunità, questa, di portata storica che contribuisce anche a consolidare i rapporti tra governo serbo e Santa Sede e tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica, minoranza nel Paese.
A riferirlo alla Radio Vaticana è mons. Jean-Louis Bruguès, bibliotecario di Santa Romana Chiesa e archivista dell’Archivio Segreto Vaticano, sottolineando che diplomazia, ecumenismo e nuova evangelizzazione passano anche attraverso la cultura, soprattutto quella legata al libro.
Oltre al protocollo con la Serbia, Bruguès è reduce da importanti missioni in diversi Paesi del mondo per sancire intese ed accordi di cooperazione con numerose biblioteche di Stato, tra cui quelle di Cuba e Cina. Con quest’ultima e con tutta l’Asia – ha sottolineato il presule alla emittente – “bisogna procedere con una politica di piccoli passi”.
“L’attuale governo cinese – ha soggiunto – ha saputo che la Biblioteca del Vaticano aveva 1.200 manoscritti cinesi antichi, dell’ultima Dinastia. Dunque ci hanno chiesto di digitalizzare questi manoscritti e quando si sono presentati da me, ho messo due condizioni: la prima, che loro pagassero naturalmente il costo della digitalizzazione; e la seconda, che organizzassero a Pechino una mostra comune tra la Santa Sede e la Cina comunista, nonostante l’assenza di relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Mi hanno lasciato alcuni mesi senza risposta e adesso mi hanno detto che non solo possono organizzare una mostra a Pechino, ma anche nelle principali città universitarie del Paese. Questo accadrà nel 2017. Secondo me, queste mostre – adesso sono diverse mostre – potrebbero costituire una prima piccola tappa verso il mutuo riconoscimento diplomatico”.