Vangelo
Lc 1,26-38
Lettura
Con la quarta domenica di Avvento il cammino di attesa del Natale giunge quasi al termine. La Liturgia ci fa ascoltare oggi il racconto dell’annunciazione, che ci proietta verso il mistero dell’incarnazione del Signore. Le parole rivolte dall’angelo Gabriele alla Vergine Maria non solo annunciano e realizzano il concepimento di Gesù, ma illuminano il mistero dell’identità e della missione del Figlio di Dio. Maria accoglie con umiltà il grave compito che le è stato affidato, forse senza neppure comprenderlo fino in fondo, e fiduciosamente si dichiara “serva” del Signore, disponibile a che avvenga di lei secondo le parole dell’angelo.
Meditazione
Già le prime parole del racconto dell’annunciazione danno prospettiva di senso a tutto il racconto. Anzitutto viene presentato il luogo: la Galilea, una regione di confine in cui la fede era fortemente contaminata dagli influssi pagani dei popoli vicini, e precisamente in una piccola città, chiamata Nàzaret, che non godeva di una buona reputazione e dalla quale non si riteneva potesse mai venire qualcosa di buono (cfr. Gv 1,46). Qui vive una ragazza, una vergine, della quale Luca, prima ancora di menzionarne il nome, dice che era promessa sposa di un uomo della casa di Davide, cioè discendente della famiglia reale. Ma doveva certamente trattarsi di un ramo decaduto della stirpe davidica, visto che tale Giuseppe era un semplice carpentiere. In questo contesto di totale marginalità giunge l’annuncio dell’angelo Gabriele: il bambino che nascerà sarà grande, come è stato grande il re Davide, riceverà il trono di Davide suo padre, e il suo regno sarà stabile per sempre. Queste parole confermano le profezie del messianismo davidico, riprese anche dalla prima lettura di oggi (2Sam 7), ma vanno ancora oltre: di Giovanni Battista, l’angelo aveva detto a Zaccarìa che «sarà grande davanti al Signore» (1,15) e più avanti si dirà che «sarà chiamato profeta dell’Altissimo» (1,76); di Gesù, invece, si dice che «sarà grande», non in senso relativo, ma assoluto, come solo Dio è grande, e che sarà non profeta, ma Figlio dell’Altissimo. Egli, dunque, partecipa della divinità del Padre, e perciò condivide con Lui la sua caratteristica più importante, la santità. Dio è tre volte Santo e Gesù, suo Figlio, «sarà santo». L’angelo annuncia a Maria che il bambino che darà alla luce non sarà soltanto il messia davidico, ma il Figlio stesso di Dio.
Preghiera
«Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra, al suo re darà la sua forza ed eleverà la potenza del suo Messia» (1Sam 2,1.10). Fa’, o Signore, che come Maria attendiamo la tua venuta portando nel cuore le attese di tutti gli uomini.
Agire
Ripeterò più volte dentro di me le parole del credo: “Credo in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo”.
Meditazione a cura di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it