Quando la ricerca scientifica serve a fare la carità

Intervista con fra Massimo Villa, superiore della Provincia Lombardo-Veneta del Fatebenefratelli, a conclusione della conferenza europea sui disturbi mentali dei giovani

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“Fate la carità con i mezzi moderni”. Sono passati decenni, ma questa frase è rimasta scolpita nella memoria dei religiosi Ospedalieri di San Giovanni di Dio: “Paolo VI incontrava per la prima volta il capitolo generale dei Fatebenefratelli e già allora ci si confrontava sul connubio tra scienza e fede – racconta fra Massimo Villa, superiore della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli – e già allora noi eravamo all’avanguardia nel rapporto con la ricerca, che consideriamo uno strumento utile per individuare nuove soluzioni di cura”.

La conferenza europea sui disturbi mentali dei giovani è appena terminata, a Venezia. Si è svolta sull’isola di San Servolo, l’antico manicomio dei Fatebenefratelli. Oltre trecento tra psichiatri e psicologi si sono confrontati sulla riforma dei servizi pubblici di psichiatria. L’obiettivo? Non lasciare soli molti giovani malati, come avviene oggi. Per tre giorni, l’assise ha discusso di tassi di mortalità e qualità della vita, sintomi ed età d’insorgenza, ansie e depressioni, del primato dei giovani suicidi…

La Commissione europea ha affidato all’Irccs Fatebenefratelli di Brescia l’organizzazione dell’evento medico più importante del semestre italiano. L’istituto bresciano è l’unico Irccs del settore. “La nostra presenza in questo campo non ha una motivazione solo scientifica, ma anche evangelica – spiega fra Massimo – e lo si dimostra anche organizzando un grande evento scientifico come questo, perché per noi il prendersi cura e l’abbraccio con il sofferente non è questione di “carità spicciola”, ma un impegno approfondito che contempla le migliori tecnologie e uno sforzo costante nella ricerca scientifica, cui contribuisce l’Irccs e cui contribuiscono molti nostri centri”.

I Fatebenefratelli, il cui carisma è quello dell’ospitalità, gestiscono in Italia numerose strutture riabilitative, convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale: “L’opzione preferenziale per i poveri si concretizza anche attraverso la scelta, ogni giorno più complessa, di offrire assistenza gratuita, cioè in convenzione con il sistema sanitario nazionale  – sottolinea il religioso – investendo perché i malati ricevano le migliori cure. In quest’ottica il rapporto con la ricerca scientifica è centrale e il connubio tra scienza e fede è quotidiano quando uomini di scienza e uomini di fede cooperano spontaneamente e sinceramente per il bene della persona sofferente e dei suoi familiari”.

Ma fra Massimo va oltre la dimensione della cooperazione. Fare la carità con i mezzi moderni comporta una vera e propria fiducia nella ricerca scientifica e in chi la fa: “Nei nostri istituti lavorano religiosi e laici che hanno deciso di dedicare la vita a curare il prossimo. Per entrambi è importantissimo essere perfettamente integrati nei sistemi sanitari con cui collaborano ed è altrettanto importante non perdere di vista le evoluzioni scientifiche, che sono molteplici e repentine”.

In altre parole – sottolinea – “per capire il nostro impegno in Italia e il riconoscimento avuto con l’assegnazione della conferenza europea di Venezia, si deve comprendere quanto per un operatore sanitario, quali noi siamo, sia fondamentale essere ‘dentro’ il mondo della ricerca scientifica, ma proprio perché solo in questo modo siamo sicuri di offrire al malato il meglio di quei ‘mezzi moderni’ di cui parlava Paolo VI”. Non a caso, lo scienziato Cesare Lombroso definì San Giovanni di Dio (1495-1550) “il creatore dell’ospedale moderno”.

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Paolo Accomo

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