Per Loris, Semyon, Alessio e tutte le piccole vite stroncate troppo presto

Una riflessione del fondatore di “Meter” sugli ultimi casi di bambini uccisi, “finiti nell’indifferenziato delle coscienze”

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È la seconda lettera che scrivo apertamente in questi ultimi giorni. Mi sento triste, amareggiato, ma non sconfitto. Penso a Semyon, 9 mesi, che adesso riposa nel profondo del mare. Affogato da sua madre che ha pensato di sopprimerlo perché ritenuto malato (epilessia, schizofrenia). Un’eutanasia, una dolce morte non manifestata e subita dal piccolo indifeso. Per alcuni – oscuro pensiero che invoca un diritto – meglio una morte così che una vita di sofferenze: le sue condizioni di salute nel tempo avrebbero potuto peggiorare estremamente.

La madre – tra le velate dichiarazioni agli inquirenti – forse si era convinta che la vita di Semyon sarebbe stata “scadente”. No, non si gioca a eliminare il più debole, l’inerme, il piccolo indifeso. Eppure sua madre l’ha abbracciato ed inabissato nella profondità del mare. Un bambino di 9 mesi annega a un pelo dall’acqua, gesto semplice e crudele; per non udire le urla che possono arrivare anche a 120 decibel, per non udire il pianto, le lacrime che si confondono con le gocce del mare. Semyon urlava, aveva paura dell’abbandono. Ma nessuno lo sentiva. Nessuno accorreva in suo aiuto. Neanche sua madre che aveva deciso per lui l’eliminazione di una vita in prospettiva “scadente”. Per sempre. Per lei che gli aveva dato la vita quel bambino non aveva il diritto di vivere.

Ma non c’è mai una vita “scadente”, degna dell’immondizia. Che vergogna questo pensiero!  

Poi c’è il tragico e luttuoso evento di Andrea Loris, 8 anni, ucciso vicino Ragusa. E il padre che dopo aver ucciso la moglie, abbraccia il figlio Alessio, meno di un anno, e si butta dal balcone… Mi sembra la “soluzione finale” per una vita, tante vite, che dovevano essere vissute. E tanti altri bambini hanno subito lo stesso destino: eliminati come si elimina un file, una fotografia istantanea, come si buttano nell’indifferenziato – e nella nostra indifferenza – i rifiuti delle tragiche storie umane non sanate, non guarite. Rifiuti organici, poco importa.

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Fortunato Di Noto

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