Riprendiamo di seguito l’omelia tenuta da papa Francesco nella parrocchia romana “San Giuseppe all’Aurelio”.
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La Chiesa, in questa domenica, anticipa un po’ la gioia del Natale, e per questo si chiama “la domenica della gioia”. In questo tempo, tempo di preparazione al Natale, per la Messa indossiamo i paramenti scuri, ma oggi ci sono questi rosa, perché fiorisce la gioia del Natale. E la gioia del Natale è una gioia speciale; ma è una gioia che non è solo per il giorno di Natale, è per tutta la vita del cristiano. E’ una gioia serena, tranquilla, una gioia che sempre accompagna il cristiano. Anche nei momenti difficili, nei momenti di difficoltà, questa gioia diventa pace. Il cristiano non perde mai la pace, quando è vero cristiano, anche nelle sofferenze. Quella pace è un dono del Signore. La gioia cristiana è un dono del Signore. “Ah, Padre, noi facciamo un bel pranzone, tutti contenti”. Questo è bello, un bel pranzone sta bene; ma questa non è la gioia cristiana della quale parliamo oggi, la gioia cristiana è un’altra cosa. Ci porta anche a fare festa, è vero, ma è un’altra cosa. E per questo, la Chiesa vuol far capire che cosa sia questa gioia cristiana.
L’Apostolo san Paolo ai Tessalonicesi dice: “Fratelli, siate sempre lieti”. E come posso essere lieto? Lui dice: “Pregate, ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie”. La gioia cristiana la troviamo nella preghiera, viene dalla preghiera e anche dal rendere grazie a Dio: “Grazie, Signore, per tante cose belle!”. Ma ci sono persone che non sanno ringraziare Dio: cercano sempre qualcosa per lamentarsi. Io conoscevo una suora – lontano da qui! – questa suora era buona, lavorava… ma la sua vita era lamentarsi, lamentarsi di tante cose che succedevano…. Nel convento la chiamavano “Suor Lamentela”, si capisce. Ma un cristiano non può vivere così, sempre cercando di lamentarsi: “Quello ha qualcosa che io non ho, quello… Hai visto che cosa è successo?…”. Questo non è cristiano! E fa male trovare cristiani con la faccia amareggiata, con quella faccia inquieta dell’amarezza, che non è in pace. Mai, mai un santo o una santa ha avuto la faccia funebre, mai! I santi hanno sempre la faccia della gioia. O almeno, nelle sofferenze, la faccia della pace. La sofferenza massima, il martirio di Gesù: Lui aveva quel volto di pace e si preoccupava degli altri: della mamma, di Giovanni, del ladrone… si preoccupava degli altri.
Per avere questa gioia cristiana, primo, pregare; secondo, rendere grazie. E come faccio, per rendere grazie? Ricorda la tua vita, e pensa a tante cose buone che la vita ti ha dato: tante. “Ma, Padre, è vero, ma io ho ricevuto tante cose cattive!” – “Sì, è vero, succede a tutti. Ma pensa alle cose buone” – “Io ho avuto una famiglia cristiana, genitori cristiani, grazie a Dio ho un lavoro, la mia famiglia non soffre la fame, siamo tutti sani…”. Non so, tante cose, e rendere grazie al Signore per questo. E questo ci abitua alla gioia. Pregare, rendere grazie…
E poi, la prima Lettura ci suggerisce un’altra dimensione che ci aiuterà ad avere la gioia: è portare agli altri il lieto annuncio. Noi siamo cristiani. “Cristiani” viene da “Cristo”, e “Cristo” significa “unto”. E noi siamo “unti”: lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione. Noi siamo unti: cristiani vuol dire “unti”. E perché siamo unti? Per fare che cosa? “Mi ha mandato a portare il lieto annuncio” a chi? “Ai miseri”, “a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore” (cfr Is 61,1-2). Questa è la vocazione di Cristo e anche la vocazione dei cristiani. Andare agli altri, a quelli che hanno bisogno, sia bisogni materiali, sia spirituali… Tanta gente che soffre angoscia per problemi familiari… Portare la pace lì, portare l’unzione di Gesù, quell’olio di Gesù che fa tanto bene e consola le anime.
Dunque, per avere questa gioia nella preparazione del Natale, primo, pregare: “Signore, che io viva questo Natale con la vera gioia”. Non con la gioia del consumismo che ci porta al 24 dicembre tutti in ansia, perché “Ah, mi manca questo, mi manca quello…”. No, questa non è la gioia di Dio. Pregare. Secondo: rendere grazie al Signore per le cose buone che ci ha dato. Terzo, pensare come posso andare agli altri, a quelli che hanno difficoltà, problemi – pensiamo agli ammalati, a tanti problemi – a portare un po’ di unzione, di pace, di gioia. Questa è la gioia del cristiano. D’accordo? Mancano appena 15 giorni, un po’ di meno: 13 giorni. In questi giorni, preghiamo. Ma non dimenticate: preghiamo chiedendo la gioia del Natale. Rendiamo grazie a Dio per tante cose che ci ha dato, prima di tutto la fede. Questa è una grazia grande. Terzo, pensiamo dove io posso andare a portare un po’ di sollievo, di pace a quelli che soffrono. Preghiera, rendimento di grazie e aiuto agli altri. E così arriveremo al Natale dell’Unto, del Cristo, unti di grazia, di preghiera, di azione di grazia e di aiuto agli altri.
Che la Madonna ci accompagni in questa strada verso il Natale. Ma la gioia, la gioia!
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