È la “gioia” l’atteggiamento interiore che questa terza domenica di Avvento, la domenica “gaudete”, chiede ai fedeli in vista della nascita del Signore. La gioia, cioè, “che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita”, come ha spiegato Papa Francesco durante l’Angelus di oggi in piazza San Pietro.
È il Signore, infatti, l’unico a donare la gioia piena capace di ‘saziare’ l’animo umano. “Il cuore dell’uomo desidera” ardentemente questa gioia, “ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità”, sottolinea il Santo Padre. Essa – aggiunge – si è infusa nel mondo “da quando Gesù è entrato nella storia”: con la sua nascita a Betlemme “l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto”.
“Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre”, ribadisce dunque Papa Francesco. E “non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata al paradiso”, bensì di una gioia “già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, come è la nostra pace. Lui è vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra noi specialmente con la Parola e i Sacramenti”.
Il Papa cita la scritta su un cartello che spicca dalla folla: “Con Gesù la gioia è di casa”. “Tutti, diciamolo – esorta – ‘con Gesù la gioia è di casa’. Un’altra volta: ‘Con Gesù la gioia è di casa’. E senza Gesù c’è la gioia? No! Bravi! Lui è vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra noi specialmente con la Parola e i Sacramenti”.
Allora, “non occorre più cercare altrove”, afferma Bergoglio. Ogni battezzato, ogni figlio della Chiesa, deve semplicemente “accogliere sempre nuovamente la presenza di Dio in mezzo a noi e ad aiutare gli altri a scoprirla, o a riscoprirla qualora l’avessero dimenticata”. Una missione “bellissima”, questa, osserva il Santo Padre, simile a quella di Giovanni Battista: “orientare la gente a Cristo – non a noi stessi! –perché è Lui la meta a cui tende il cuore dell’uomo quando cerca la gioia e la felicità”.
L’Apostolo Paolo esortava infatti ad essere “missionari della gioia”, indicandone anche le condizioni: “pregare con perseveranza, rendere sempre grazie a Dio, assecondare il suo Spirito, cercare il bene ed evitare il male”. Un vero e proprio “stile di vita”, evidenza il Papa, attraverso il quale “la Buona Novella potrà entrare in tante case e aiutare persone e famiglie a riscoprire che in Gesù c’è la salvezza”. Perché è tanta, troppa, la gente che ha bisogno di sapere oggi che in Cristo “è possibile trovare la pace interiore e la forza per affrontare ogni giorno le diverse situazioni della vita, anche quelle più pesanti e difficili”.
I Santi, i veri cristiani, avevano questa certezza, infatti – osserva il Santo Padre – “non si è mai sentito di un santo triste o di una santa con la faccia funebre. Mai si è sentito questo! Sarebbe un controsenso. Il cristiano è una persona che ha il cuore ricolmo di pace perché sa porre la sua gioia nel Signore anche quando attraversa i momenti difficili della vita. Avere fede non significa non avere momenti difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace che Dio dona ai suoi figli”.
Allora, “con lo sguardo rivolto al Natale ormai vicino” – conclude il Pontefice -, la Chiesa ci invita “a testimoniare che Gesù non è un personaggio del passato; Egli è la Parola di Dio che oggi continua ad illuminare il cammino dell’uomo”, mostrando “tenerezza, consolazione e amore del Padre verso ogni essere umano” attraverso i “suoi gesti”, i Sacramenti.
In questo cammino, al nostro fianco c’è la Vergine Maria, “Causa della nostra gioia”: a Lei Francesco affida tutti i fedeli, affinché “ci renda sempre lieti nel Signore, che viene a liberarci dalle tante schiavitù interiori ed esteriori”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa parla ai numerosi fedeli convenuti in piazza San Pietro. Prima saluta i fedeli polacchi, che oggi accendono la “candela di Natale” per riaffermare l’impegno di solidarietà nell’Anno della Caritas che si celebra in Polonia.
Poi si rivolge “con affetto” ai numerosissimi bambini del Centro Oratori Romani venuti per la tradizionale benedizione dei “Bambinelli”, le statuine di Gesù Bambino che i ragazzi metteranno nei presepi delle famiglie, delle scuole e delle parrocchie. “Cari bambini, – dice loro il Santo Padre – vi ringrazio della vostra presenza e vi auguro buon Natale! Quando pregherete a casa, davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi”. “La preghiera è il respiro dell’anima – soggiunge – ed è importante trovare dei momenti nella giornata per aprire il cuore a Dio, anche con le semplici e brevi preghiere del popolo cristiano”.
Proprio per questo il Papa fa dono ai piccoli e agli altri pellegrini di circa 50mila libretti preparati dalla Elemosineria Apostolica e pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana che i volontari distribuiscono nella Piazza. Si tratta di piccoli opuscoli tascabili che – spiega il Pontefice – “raccolgono alcune preghiere, per i vari momenti della giornata e per le diverse situazioni della vita”.
“Prendetene uno ciascuno e portatelo sempre con voi, come aiuto a vivere tutta la giornata uniti a Dio”, raccomanda. E conclude l’Angelus con la consueta richiesta e l’immancabile augurio: “A tutti voi un cordiale augurio di buona domenica e di buon pranzo. Non dimenticate, per favore, di pregare per me. Arrivederci!”.