Come si sa, tra le figure che accompagnano la nostra meditazione, in questo “tempo forte” dell’Anno liturgico, la Vergine Maria ha un rilievo del tutto particolare. È l’anima orante per eccellenza, la prima dei discepoli, la Vergine dell’attesa e del silenzio, la “Serva” fedele di Jahvé. Il suo Cuore sa rendere lode costantemente a Dio per i “mirabilia” da Lui compiuti, nella sua vita e nella storia di Israele. La sua anima vive della Parola dell’Altissimo e partecipa intimamente del mistero stesso di Cristo e della sua filiale obbedienza al Padre.
Il fulgore della Immacolata Concezione illumina, quale raggio di speranza e di rinnovata fiducia, questi giorni di immediata preparazione al Natale. Reduci da tanti peccati e segnati dal nostro radicale e invincibile egoismo, a Lei guardiamo, per riprendere confidenti il cammino, per invocarla e per impetrare la sua materna intercessione.
Il suo inarrivabile privilegio di Grazia -festeggiato ogni anno l’8 del mese di dicembre- sembra dare anche una speciale fisionomia ai due successivi “appuntamenti” mariani: la festa della Vergine lauretana (il 10) e quella della Madonna di Guadalupe (il 12).
Il sapore inconfondibile della quotidianità, la fragranza della mensa condivisa, delle voci familiari e la impenetrabile altezza delle “cose di Dio” si fondono, in una dolcissima e celeste armonia -fatta di silenzio, di preghiera, di contemplazione- nella “Casa di Loreto”. Quella dimora, umile e gioiosa, induce il cuore a elevarsi e a lasciarsi portare dal soffio dello Spirito. Gli Angeli -così racconta l’antica tradizione- sollevarono e recarono in volo la tranquilla abitazione della Sacra Famiglia, trasferendola sulle coste dell’Adriatico e poi nella attuale e definitiva collocazione. Nella luce della Immacolata, che accompagna e vivifica tutto il cammino dell’Avvento, è bello pensare come la nostra realtà di ogni giorno sia chiamata a trasfigurarsi, rivelando la sua preziosità e l’inconfondibile impronta della sapienza divina. I passi usuali, i luoghi noti e frequentati -con instancabile assiduità- le parole scambiate e il “gioco” dei pensieri, dei sogni e dei sentimenti, vengono santificati, dentro la apparente ordinarietà della vita di e fanno di ogni atto e di ogni gesto una occasione rinnovata di Grazia. La “Santa Casa” è il riferimento sicuro di ogni famiglia, soprattutto in un’epoca che vorrebbe scardinare e distruggere le fondamenta stesse -iscritte nel nostro DNA- dell’amore, della coniugalità, della fecondità. La macchia del peccato offusca la mente, occulta la Verità sulla nostra vocazione, terrena ed eterna. Maria Santissima, invece, custodisce ed elargisce generosamente, ai suoi figli, il segreto della vera felicità, fatta non di contestazioni e di “strappi”, ma di responsabile e gioiosa accoglienza di un progetto di Bene, che va realizzandosi progressivamente nel tempo.
In Messico la Madre di Dio tracciò -nel secolo XVI- il vero programma e le linee portanti di una autentica “evangelizzazione”. La Chiesa non consiste nello sfruttamento sconsiderato di nazioni o di risorse altrui; né nell’imposizione forzata di un “credo” o di un sistema politico: è piuttosto la proposta all’uomo di una libertà piena e risolutiva, che non si arresta ai limiti cronologici e fisici della nostra precaria esistenza, ma li supera, nella prospettiva di una Vita senza fine, di cui quaggiù possiamo già gustare le primizie, nell’attesa del definitivo compimento.
“Aprite, spalancate le porte a Cristo!”, ripeteva spesso Giovanni Paolo II. Il miracolo della “Tilma”, del manto su cui è impressa, da quasi 500 anni, la figura incantevole della Vergine, è una tappa preziosa di quella vera “inculturazione”, che rispetta le tradizioni e le usanze di un popolo, ma che si alimenta anche del desiderio ardente di conquistare le anime a Cristo, dilatando i confini della Chiesa e moltiplicando le vie della Carità. La missionarietà è dedizione al prossimo, è generoso servizio, condivisione dei doni di natura e di Grazia, ricevuti da Dio, per annunciare Cristo, nella verità e nella pienezza del Suo essere, umano e divino.
Il richiamo sollecito e urgente di Papa Francesco ad andare verso “le periferie” dell’Uomo non può dissociarsi mai dall’impegno -personale e comunitario- di crescere nella conoscenza di Cristo, nella assidua meditazione del Vangelo, nella fedeltà ai Sacramenti, “veicoli” privilegiati della Grazia. E chi, meglio di Maria Santissima, ci sa condurre -con infinita pazienza e con amorevole tenerezza- nel mistero stesso del Figlio, per farci partecipi dell’ansia salvifica del suo adorabile Cuore?
Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile "Maria di Fatima"