In alcuni luoghi del pianeta per i cristiani il clima continua ad essere di un caldo insopportabile. Quello stesso caldo, rovente, che ha fagocitato lo scorso 4 novembre i corpi giovani di Shama e Shahzad Masih e del piccolo che Shama portava in grembo, gettati da una torma di musulmani inferociti nella fornace della fabbrica di mattoni in cui i due coniugi lavoravano, a sud di Lahore, in Pakistan. L’accusa, nei confronti di questa famiglia cristiana, è quella vaga benché ritenuta gravissima di aver offeso l’Islam.
È dal ricordo di questo macabro episodio che è partita l’iniziativa dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia che oggi, nella sala stampa della Camera, ha ribadito la necessità di un intervento istituzionale per arginare questo stillicidio di morte che colpisce le minoranze religiose.
Stillicidio che viene perpetuato “in nome di Dio”. Mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, ha a tal proposito voluto sottolineare che è una “pseudoreligione” quella che chiede di uccidere nel suo nome. Del resto, ha proseguito il presule con una domanda retorica, “qual è quel Dio che suggerisce violenza e morte?”.
Dietro simili azioni, c’è piuttosto il mero interesse economico. Vicende come quella dei due coniugi pachistani uccisi – ha ricordato Marta Petrosillo, dell’ufficio stampa di Aiuto alla Chiesa che Soffre – si collocano nel contesto di sfruttamento e sofferenza che è quello dei lavoratori nelle fornaci di mattoni in Pakistan.
Di questa triste realtà è testimone Sara Fumagalli, coordinatrice di Umanitaria Padana Onlus, la quale ha girato un video all’interno di una delle fabbriche di mattoni in cui hanno perso la vita i coniugi Masih. Mentre sullo schermo passavano immagini struggenti i cui protagonisti erano spesso bambini, la Fumagalli spiegava che questi lavoratori percepiscono stipendi talmente miseri per cui, quando hanno una spesa importante, sono costretti a contrarre debiti coi loro datori di lavoro (ricchi musulmani) e a lavorare poi per ripagarli.
Unica istituzione che in Pakistan prova a contrastare questa ingiustizia è la Chiesa locale, che lotta contro il lavoro minorile e per l’alfabetizzazione dei più piccoli. Per avere una più ampia efficacia, l’impegno della Chiesa necessita però di essere supportato dalle Istituzioni politiche.
Consapevole di ciò, il deputato del Partito democratico Luigi Bobba ha promesso: “Presenterò al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, questa iniziativa in favore dei cristiani perseguitati”. Bobba ha ricordato che il Governo italiano è presidente di turno del semestre europeo ed ha dunque sottolineato che potrebbe sensibilizzare il Parlamento europeo “a prendere iniziative qualificate nei confronti del Pakistan e di tante altre realtà simili”.
Il deputato Pd ha poi affermato che firmerà la mozione che l’on Paola Binetti, dell’Udc, presenterà tra oggi e domani alla Camera. “Finora il Governo italiano ha fatto ben poco su questo tema”, commenta amara la Binetti. “Se noi vogliamo mettere la vita tra i valori irrinunciabili – ha proseguito – lo dobbiamo fare anche a partire dalla libertà religiosa, perché la vita di queste persone è compromessa da quel diritto umano fondamentale che è il diritto a vivere la propria fede”.
Ai cristiani perseguitati ha dedicato un libro – Guerra ai cristiani (ed. Lindau) – il senatore di Popolari per l’Italia Mario Mauro, già ministro della Difesa e parlamentare europeo. Mauro è intervenuto a proposito delle legge sulla blasfemia in Pakistan, la quale – ha detto – “avvantaggia gli accusatori perché prendono possesso dei beni lasciati dai cristiani incriminati”. Pertanto, ha aggiunto il senatore, esistono “fattori normativi che costituiscono materia concreta per un intervento internazionale”.
Intervento che tuttavia trova spesso scogli inopinati. Il senatore Pd Gianpiero Della Zuanna ha ricordato a titolo d’esempio che “il Pakistan nella sua area geografica è il grande alleato degli Stati Uniti”. Ciò non toglie – ha aggiunto – “che bisogna esercitare la massima pressione, la quale sarà tanto più valida quanto riusciremo in Italia a promuovere l’incontro tra culture diverse”.
Non sulla stessa lunghezza d’onda l’on. Marco Rondini, della Lega, il quale ha invitato a non cedere al “relativismo” e al “dialogo a senso unico”. Il deputato del Carroccio ha chiesto a nome del suo partito di poter aggiungere alla mozione dell’on. Binetti l’impegno da parte del Governo a interrompere le relazioni commerciali con “quegli Stati che hanno adottato la sharia, causa della persecuzione dei cristiani”.
Intervistata da ZENIT a margine della conferenza, l’on. Binetti ha spiegato che la posizione della Lega “in linea di principio ha una sua efficacia”, che però rischia di scontrarsi con la pratica. La deputata Udc ha ricordato “ciò che sta accadendo in Russia”, dove “le sanzioni contro Mosca si sono tradotte con lo scioglimento dell’accordo con l’Eni per l’oleodotto South Stream”. Le sanzioni – ha aggiunto la Binetti – vanno perciò “soppesate complessivamente in tutte le implicazioni che hanno, in modo da garantire le libertà e limitare le ritorsioni”.
Poste alcune discordanze sulle strategie da adottare, come ha sottolineato il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, resta il dato confortante della “attenzione trasversale dei politici al tema degli oltre 100mila cristiani uccisi ogni anno”.