Un messaggio forte quello dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro – Squillace che rappresenta, in un tempo svilito da un relativismo strisciante, un coraggioso e consapevole atto di verità. Parole dirette e capaci di mettere al centro la vera identità dell’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Con l’inizio del tempo dell’Avvento in preparazione al Santo Natale, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, ha indirizzato alla comunità diocesana una lettera per augurare un buon cammino di fede. Nella missiva si traccia soprattutto una riflessione sulla vita consacrata, alla luce del tempo speciale che la Chiesa Cattolica inaugura proprio nella prima domenica di Avvento (fino al 2 febbraio 2016), pregando per la stessa. In tempo di crisi materiale e spirituale il valore delle parole di S.E. Bertolone diventano un argine all’instabilità sociale e morale e portano nelle famiglie della sua diocesi e non solo, il giusto indirizzo per predisporsi al mistero del Natale. Riscoprire la vita consacrata rappresenta una novità di antico sapore sociale e spirituale, che può rigenerare l’uomo, stanco, avvilito e pauroso dinnanzi alle incertezze del domani. Ma entriamo nel cuore del suo annuncio augurale.
La figura di Maria Immacolata, concepita senza peccato originale, celebrata come ogni anno liturgico l’8 dicembre, è la porta dell’Avvento; una chiara indicazione di percorso per tutti i cristiani, ma in modo speciale per i consacrati. Scrive a proposito mons. Vincenzo Bertolone: “Si tratta, guardando a Maria di Nazaret, di riscoprire la regola fondamentale, che è il Vangelo, soprattutto quel Vangelo d’inizio d’Avvento che è, appunto il mistero dell’Immacolata concezione. Non avevano, forse, fatto questo i diversi Fondatori delle Congregazioni e degli Istituti religiosi? Il mio Fondatore (Missionari Servi dei poveri) – beato Giacomo Cusmano – non aveva fatto altro che declinare il Vangelo secondo il suo “carisma” particolare, sottolineando, rispetto alla verginità e alla purezza, un altro rilevante aspetto, quello della povertà, fino a considerarlo quasi un sacramento”. Chiaro e santamente concreto il concetto dell’Arcivescovo di Catanzaro sui carismi che si aprono alla Parola del Signore e che possono salvare il futuro del mondo. “Ogni carisma di fondazione non è altro che un modo concreto di vivere il Vangelo, oggi. La vita di consacrazione intende manifestare una consacrazione in modo speciale al Signore Gesù, che fu casto e povero, nonché obbediente al progetto del Padre. Senza più immaginare, quasi “miticamente”, una sorta di vita angelica in terra, rappresentata come lotta al demonio, ritorno al paradiso, imitazione pedissequa del fondatore, funzionalità pratica, fuga dal mondo… ma non rinunciando ad essere segno del mondo futuro”.
Di grande attualità la via indicata dal Pastore ad ogni fedele per come porsi in corretto atteggiamento di attesa cristiana. Mons. Bertolone indirettamente elenca alcune cause che hanno fatto deragliare l’uomo verso la confusione. “Bisogna avere il cuore puro e distaccato da qualunque legame eccessivo alle cose materiali. Bisogna purificare i desideri e le passioni, far prevalere la fraternità sul dominio, il servizio sul potere. Tutto questo sintetizza molto bene, appunto, lo “stare in atteggiamento di vigilanza”, in attesa del ritorno di Cristo. Tutto questo è indicazione per ogni percorso cristiano, ma ci viene ricordato in maniera speciale dalla vita obbediente, pura e povera a cui sono dedite le persone di vita consacrata”. Intense ed incisive le sue considerazioni sulla vita consacrata, oggi spesso esposta alle critiche gratuite e al tentativo di esasperare un suo qualsiasi errore, mai tra l’altro da sottovalutare o dissolvere, pur di affossare il mistero di una vocazione divina più grande dell’uomo stesso. “A volte ci fermiamo soltanto a criticare, peraltro legittimamente, certe contro-testimonianze a cui ci è dato di assistere da parte di qualche religioso che, per la sua fragilità e per il mancato aiuto dei fratelli di fede, non sempre riesce ad essere coerente con quanto ha solennemente professato un giorno. Ma la critica diviene salutare soltanto se serve a ricordarci, a tutti, attraverso l’errore di qualcuno, che esiste la bellezza della vita consacrata, una vita che attende esercitandosi alla carità perfetta. Oggi soprattutto, il mondo provoca i consacrati, perché non li capisce, in quanto, pur essendo nel mondo, essi non sono del mondo. Ma le donne e gli uomini che si votano alla perfetta carità debbono sfidare il mondo, questo mondo che non capisce certe scelte, e far intravvedere che si dà un modo più opportuno per prepararsi al mondo che viene, senza farci trovare addormentati”. Il Presule non si ferma qui! Ma, alla luce della figura di Giovanni Battista, con il suo stile di “voce che grida nel deserto” che prepara la via al Signore, ricorda come monaci e monache, suore e frati, vivono il mandato di preparare la via al Signore, invitando e aiutando il popolo di Dio “a raddrizzare le vie tortuose dell’odio e del tradimento, della violenza e della sopraffazione sul più debole, della calunnia e della contiguità coi criminali, del falso e del tradimento”.
Mons. Bertolone conclude la lettera rivolgendosi di fatto a fedeli laici e consacrati e rivolge loro la sua santa benedizione nel Signore: “Quest’Avvento ben c’introduce, sia adulti che giovani e piccoli, a riscoprire ed apprezzare la vita consacrata. I consacrati, imitando i profeti e la Vergine Maria, ci propongono una visione spirituale e non funzionale del nostro stare al mondo da credenti. Ci spingono ad elevarci, nello Spirito, a Dio; a percepire e contemplare noi stessi all’interno del mistero dell’amore trinitario, che si espande e manifesta nell’Incarnazione e che, in un modo speciale, viene donato per via di partecipazione ai consacrati. Vi benedico tutti e tutte!”.