“Un eccesso di burocrazia che rende più macchinosa l’attività gestionale e più oneroso il proprio impegno, spesso volontario”. È questo uno dei maggiori ostacoli che lamentano i gestori delle scuole paritarie di ispirazione cristiana aderenti alla Fism (Federazione Italiana Scuole Materne), secondi i risultati della ricerca dell’Ipsos sulla immagine delle scuole dell’infanzia paritarie Fism: opinioni e aspettative, presentata ieri mattina a Roma, nel corso del congresso della Federazione Italiana Scuole Materne dal presidente dell’Istituto di ricerca, Nando Pagnoncelli.  

Le scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana, ha spiegato il presidente dell’Ipsos, sono infatti sottoposte a “una complessità crescente dell’attività gestionale legata alla necessità di compilare un bilancio pubblico”. Parallelamente devono far fronte a “una situazione di forte incertezza economica legata al non sapere se e quando verranno erogati i contributi statali”. Ciò ha pesanti ripercussioni, ha detto ancora Pagnoncelli, “in termini di impossibilità di pianificare le spese; rinuncia ad alcuni progetti e iniziative o alla possibilità di allargare l’organico; ricerca del sostegno finanziario da parte delle banche nell’attesa di ricevere i contributi. Con la conseguente sensazione di sentirsi abbandonate o poco valorizzate a livello nazionale”.

 Nonostante questa difficile situazione, l’indagine dell’Ipsos documenta come i gestori esprimano “una forte volontà a non ricorrere a innalzamenti della retta per garantire l’accessibilità e restare fedeli alla missione originaria delle scuole dell’infanzia paritarie Fism di fornire un servizio alla comunità”. Tuttavia nell’immaginario collettivo permane la convinzione che le scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana siano troppo onerose dal punto di vista economico: “Le scuole paritarie non sono aperte a tutti perché fanno pagare la retta scolastica”, hanno risposto infatti il 68 per cento dei genitori che hanno scelto di mandare i figli nelle scuole statali. È un dato che testimonia il radicato e diffuso pregiudizio – che non trova riscontro nella realtà – secondo il quale solo le scuole paritarie fanno pagare una retta, laddove anche nelle scuole statali è prevista la retta. Dall’indagine emerge inoltre che l’entità della retta delle scuole dell’infanzia paritarie Fism immaginata da chi non decide di farle frequentare dai propri figli è assai inferiore nella realtà.

Alla luce di questi dati, ha osservato Pagnoncelli, occorrerebbe “intensificare le iniziative di comunicazioni volte a ridurre le critiche e le perplessità originate da pregiudizi o da un’immagine sfocata delle scuole paritarie dell’infanzia di ispirazione cristiana”.