È interessante la genesi del libro del teologo toscano Severino Dianich, La Chiesa verso la sua riforma. I primi passi della stesura, infatti, risalgono agli inizi del 2013. Durante la sua redazione, l’autore è stato testimone di una rivoluzione e di una riforma inaspettata iniziata e portata avanti dal pontificato di Papa Francesco.
L’interesse di questa “coincidenza” risiede nel felice intrecciarsi tra le intuizioni di un teologo ben conosciuto nell’ambito dell’ecclesiologia e l’incarnazione di una simile visione di ecclesia catholica semper reformanda sotto la guida di Bergoglio. La storia di cui il libro è stato testimone ha cambiato l’insicurezza della rituale domanda che lanciava il libro «Dove va la Chiesa?» in una chiarezza affermativa: la Chiesa si riforma, la Chiesa vuole riformarsi.
Il Concilio Vaticano II ha ribadito l’esigenza della Chiesa di riformarsi e di conformarsi all’immagine del suo sposo. Le contestate richieste di perdono da parte di Giovanni Paolo II e le affermazioni di Papa Benedetto sulla persecuzione che la Chiesa subisce per mano dei suoi figli che non vivono all’altezza della loro chiamata, sono tutti segnali che la Chiesa è cosciente della sua natura di una realtà santa e sempre bisogna di santificazione. Santa per il capo e bisognosa di riforma e trasformazione nella sua dimensione umana, troppo umana.
La riforma della Chiesa passa per una riscoperta identitaria: è ritornare a una visione di Chiesa e a una prassi ecclesiale dove tutto il popolo di Dio è protagonista della missione evangelizzatrice (tanto evocata) della Chiesa di Cristo. È scoprire la dignità e il ruolo di ogni singolo credente della comunità ecclesiale.
La riforma della Chiesa non è solo morale, ma è anche comunicativa. È ciò che Dianich nel suo libro chiama «riscoprire il destinatario». L’annuncio della fede non è un blocco informativo che si tramanda senza curarsi del volto del destinatario. L’annuncio della Chiesa è un’esperienza comunionale. La riforma in questo ambito è rendersi conto del primato del destinatario come soggetto. Non si evangelizzano culture o tempi, si evangelizzano persone! E la trasmissione della fede avviene attraverso il rapporto tra persone.
La riforma della Chiesa è anche una presa di coscienza della sua natura prettamente missionaria. Il Concilio Vaticano II ci insegnava che «la Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria» (Ad Gentes 2). Di esso fa eco papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica dove afferma che «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa» e dove dice chiaramente che la riforma della Chiesa si manifesta in «uscita missionaria».
I pensieri di Dianich sono provocazioni, proprio come lo sono tutti gli inviti ad essere all’altezza della propria essenza e della propria vocazione. Sono un richiamo alla Chiesa che è «il germe del Regno di Dio» per sollecitarla a crescere sempre più verso la propria pienezza che si manifesterà con la venuta del Signore.