Alcune leggi sono giuste, altre non lo sono altrettanto. Come è possibile, tuttavia, determinarne la differenza? Nel suo ultimo libro, Sheila Liaugminas delinea i primi principi che dovrebbero guidarci.
La giornalista di Chicago ha alle spalle molti anni di esperienza non solo nella carta stampata, ma anche in tv e alla radio. In Non-Negotiable: Essential Principles of a Just Society and Humane Culture, edito da Ignatius Press (Non negoziabile: i principi essenziali di una società giusta e di una cultura umana), Sheila Liaugminas esordisce, osservando che l’umanità sta perdendo la propria capacità di pensare e ragionare.
L’erosione di una base cristiana comune a tutti per l’etica complica il mantenimento degli ideali della democrazia moderna. Ideali che, secondo la giornalista, sono fondati su principi cristiani.
Ciononostante, Sheila Liaugminas afferma che “alcune verità sono così fondanti per la nostra vita e per il nostro miglioramento che sono semplicemente non aperte al dibattito o alle mitigazioni: queste verità sono non negoziabili”.
I capitoli del libro girano attorno al tema della dignità umana e sul significato di questioni come il diritto alla vita, l’eutanasia, la clonazione, la libertà religiosa e la coscienza.
Sheila Liaugminas inizia le sue considerazioni su tali questioni facendo notare che diversi documenti fondanti fanno riferimento ai diritti fondamentali. La dichiarazione d’indipendenza americana include frasi come “le leggi della natura e del Dio della natura”.
Inoltre, la dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite contiene nel suo preambolo un riferimento alla “dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili”.
Eppure Sheila Liaugminas aggiunge che sia gli Stati Uniti sia le Nazioni Unite hanno finito per adottare politiche che contraddicono le affermazioni delle loro rispettive dichiarazioni.
Secondo la giornalista ciò è accaduto a causa del trionfo di una prospettiva della persona che si basa sul relativismo e sull’utilitarismo. La Liaugminas lamenta che troppe volte il cambiamento odierno dell’ideologia culturale ha prevalso sugli insegnamenti della Chiesa.
Citando un documento pubblicato da dei vescovi statunitensi, la giornalista vuole avvertirci che “siamo stati cambiati troppo dalla nostra cultura e non l’abbiamo cambiata abbastanza”.
Sheila Liaugminas crede che la confusione morale, generatasi quando abbiamo perso di vista i principi che dovrebbero governare la società, stiano minacciando la libertà e la giustizia.
La Liaugminas approfondisce questo aspetto scrivendo che “non possiamo affermare di essere Cattolici e allo stesso tempo contraddire pubblicamente, rinnegare o tradire gli insegnamenti della fede”. Inoltre, l’opinione secondo la quale noi siamo guidati dalla nostra coscienza quando rinneghiamo tali verità, non dovrebbe essere usata come una semplice scusa per giustificare le decisioni che sono irrazionali o immorali.
Secondo la giornalista, una presa di posizione del tipo “personalmente mi oppongo ma…” è pura disonestà intellettuale. La Liaugminas, successivamente, aggiunge che le leggi che permettono l’aborto e l’eutanasia sono gravemente immorali e non dovrebbero mai essere accettate.
Nel suo libro la giornalista paragona l’aborto alla schiavitù, spiegando che Abraham Lincoln, che si batté duramente per porre fine alla schiavitù, non avrebbe mai potuto immaginare che una futura decisione della Corte Suprema americana avesse mai potuto lasciare un’intera classe di esseri umani non degni di una protezione costituzionale.
La giornalista accompagna questo esempio con la sua convinzione che ogni persona innocente ha un diritto alla vita che nessun essere umano e nessun governo ha il diritto di portarsi via.
Nelle ultime pagine riguardanti i temi della vita, la Liaugminas commenta che il suicidio assistito e l’eutanasia sono ormai diventati argomenti che riguardano i diritti. La giornalista cita un insegnamento cattolico su tali questioni secondo cui, per dimostrare il bisogno di difendere la dignità umana, va fornito supporto ai malati e agli anziani, anziché facilitare la loro morte.
La Liaugminas avverte anche che la falsa promessa al centro del movimento che vuole dare il “diritto alla morte” è un concetto radicale dell’autonomia di una persona, che, tuttavia, ignora la dignità della vita umana. E in un nessun momento una persona deve perdere o ridimensionare la sua innata dignità e il suo valore.
Secondo la giornalista, ognuno di noi ha un diritto agli ordinari e proporzionali mezzi di preservazione della vita e coloro coinvolti con la cura di un paziente sono obbligati ad amministrare questi mezzi fondamentali per il supporto della vita.
“Accelerare la fine di una vita umana non è compassione, ma crudeltà”, afferma la giornalista americana.
In merito a un altro tema soggetto a numerosi dibattiti – il matrimonio – la Liaugminas affronta la questione facendo notare l’importanza del ruolo delle famiglie nella società e nell’economia.
Ridefinire il matrimonio, aggiunge la giornalista, per permettere un’estensione alle coppie dello stesso sesso non è una questione di ‘uguaglianza’. La natura del matrimonio come unione fra uomo e donna viene prima dello Stato o della Chiesa. Dunque la definizione di matrimonio non ha un aspetto religioso, ma è fondata sulla natura umana.
La giornalista americana spiega che “coloro che propongono che lo scopo del matrimonio sia solo la soddisfazione emotiva della coppia stanno fraintendendo lo scopo del matrimonio”.
La Liaugminas dà anche spazio ad una considerazione sulla libertà di religione e di coscienza. Una grande parte del capitolo è una descrizione del conflitto inerente alle regolamentazioni emanate dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti.
“Nessuno ha il diritto – scrive la giornalista – di forzare un’altra persona a violare la sua coscienza”. Proprio come la Costituzione americana che garantisce non solo la libertà di culto, ma anche la libertà di religione.
La Liaugminas conclude il libro esortando le persone a lottare per proteggere ciò che è non negoziabile e a lottare per una società giusta per tutti.