Malaysia: la parola "Allah" vietata ad un giornale cattolico

La Corte Suprema di Kuala Lumpur conferma il divieto al settimanale Herald

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È vietato per la stampa cattolica malese scrivere il nome di Allah: non tutta la stampa cattolica, però. Il caso nasce dalla recente sentenza della Corte Federale della Malaysia che, con il voto di 4 giudici contro 3, ha confermato il divieto, a seguito delle pubblicazioni fatte dal settimanale Herald.

Secondo quanto riferito da Fides, il supremo tribunale di Kuala Lumpur ha respinto il ricorso del giornale edito dalla diocesi della capitale malese, mettendo fine ad un contenzioso che durava da quasi cinque anni.

Tutto iniziò nell’ottobre 2009, quando l’Herald vinse la causa in primo grado contro un’ordinanza del Ministero degli Interni. Esattamente quattro anni dopo, nell’ottobre 2013 la corte d’appello rovesciava la sentenza.

Il direttore del settimanale diocesano, padre Lawrence Andrew, si è detto “deluso e rammaricato per un verdetto che viola i diritti fondamentali delle minoranze”. Ciononostante gli avvocati della Chiesa Cattolica stanno valutando la possibilità di una revisione della sentenza, sebbene le probabilità di un ulteriore rovesciamento siano assai ridotte.

Interpellato da Fides, monsignor Paul Tan, vescovo di Malacca-Johor e presidente della Conferenza Episcopale della Malaysia, ha fatto notare quanto i giudici non siamo stati “imparziali” e quanto la discriminazione sia stata particolarmente umiliante, non essendo universale né riferita a una singola confessione religiosa ma esclusivamente alla rivista Herald.

“Dunque questo non significa che altri non musulmani non possano usare la parola Allah – ha osservato il presule -. Ad esempio, i sikh nella loro sacra scrittura la usano, così come i popoli indigeni di Sabah e Sarawak. Come dichiararono solennemente i leader cristiani già nel 1990 a Kuching, qualunque sia la decisione del governo o di un tribunale, i cristiani continueranno a usare la parola ‘Allah’ nel loro culto”.

Fra Paul Cheong OFM Cap, sacerdote e parroco a Kuala Lumpur, ha parlato di “sentenza politica” ed ha espresso il timore che “i radicali islamici vorranno chiederne il bando a livello nazionale per i cristiani”, ma ritenendo anche che i cristiani contueranno a usare il termine Allah in tutti gli altri paesi islamici del mondo.

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ZENIT Staff

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