Forte e chiara la condanna nei confronti dell’ideologia gender da parte dei due Papi, emerito e regnante. Nel gennaio 2013 Benedetto XVI, in occasione di un incontro con il Pontificio Consiglio “Cor Unum”, affermò: “La Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna”. E ancora – proseguì papa Ratzinger – “il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore”.
Parole ancor più esplicite sul tema sarebbero state pronunciate, esattamente un anno dopo, anche da papa Francesco. Lo afferma mons. Andreas Laun, vescovo ausiliare di Salisburgo, in un articolo scritto per il portale in lingua tedesca Kath.net a marzo. Il presule ha spiegato a Life Site News di aver incontrato il Santo Padre lo scorso 30 gennaio, durante la visita ad limina dei vescovi austriaci. Mons. Laun sarebbe stato l’ultimo della delegazione ad intrattenersi con il Pontefice.
Avrebbe approfittato del maggior tempo a disposizione, per chiedere a papa Francesco di esprimere un suo parere sul tema dell’ideologia gender. Ebbene, la risposta udita da mons. Laun sarebbe stata la seguente: “L’ideologia gender è demoniaca”. Un’affermazione che, secondo il vescovo austriaco, è giustificata dal fatto che tale ideologia “distrugge le persone”.
“La tesi centrale di questo prodotto malato della ragione – incalza mons. Laun – è il risultato finale di un femminismo radicale che la lobby omosessuale ha fatto proprio”. Il presule ha ribadito che il contenuto del gender si fonda sull’asserzione per cui l’identità maschile o femminile sarebbe il frutto di convinzioni culturali, per cui ogni persona potrebbe scegliere il genere sessuale a cui appartenere a prescindere dalla propria identità biologica.
“Oggi – ha denunciato ancora mons. Laun nel suo articolo – questa ideologia è promossa da governi e vip, e ingenti somme di denaro vengono spese per diffonderla, anche attraverso materiale didattico per scuole materne ed elementari”. Il vescovo ha quindi sottolineato il contributo offerto da Gabriele Kuby, sociologa tedesca nota per aver convinto il ministro federale della Famiglia in Germania, Ursula von der Leyen, a togliere dalla circolazione un libretto di “educazione sessuale” che invita i genitori a “giocare sessualmente” con i propri bambini.
Mons. Laun ha invitato a leggere il libro che la Kuby ha scritto sulla questione, Die globale sexuelle Revolution (La Rivoluzione sessuale globale). Nel 2012 la sociologa consegnò copia del suo libro a Benedetto XVI, il quale le disse: “Ringraziamo Dio per quello che dice e scrive”.
La Kuby sostiene che “l’ideologia gender è la più profonda ribellione a Dio”. Consiste nel fatto che “l’uomo non accetta che è stato creato come uomo o donna, pertanto dice: ‘Io decido! Questa è la mia libertà!’, contro l’esperienza, contro la natura, contro la ragione, contro la scienza”. La sociologa non esita a definire il gender “la perversione finale dell’individualismo”.
La Kuby raccoglie quindi il concetto espresso da papa Francesco, secondo quanto rivelato da mons. Laun. Anche lei definisce quest’ideologia “diabolica”, poiché “è una menzogna che ogni persona possa scegliere”. Menzogna che rischia però di “catturare l’opinione pubblica e diventare l’ideologia dominante del nostro tempo”.
La sua diffusione costituisce una reale minaccia nei confronti dell’istituto familiare. Durante la presentazione degli auguri natalizi alla Curia romana, nel 2012, Benedetto XVI affermò: “Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini”. L’attuale Papa emerito aggiunse: “Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere”. Per questo, “nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso”.