“Una statua della Vergine Maria è stata distrutta da elementi islamisti che l’avevano tirata giù da una torre della chiesa caldea dell’Immacolata”. A riferirlo è l’Arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Amel Shamon Nona, all’Agenzia Fides.
In Iraq, prosegue l’ondata di violenza e distruzione portata dagli insorti sunniti che, da alcune settimane, hanno preso il controllo della città. A farne le spese sono ora luoghi di culto come il santuario dell’Immacolata, “molto frequentato dai fedeli” afferma mons. Nona, che precisa che “nel corso della rimozione e della distruzione della statua di Maria, l’interno della chiesa non è stato violato”. La stessa sorte è stata riservata ad altre statue della città, tra cui quella dedicata al mullah Osman Musli e al poeta Abu Tammamalcuni.
Il presule conferma quindi la campagna iconoclasta condotta dagli insorti islamisti a Mosul e nel nord dell’Iraq, ma smentisce le voci fatte circolare su una presunta “tassa personale” imposta ai cristiani di Mosul dai miliziani islamisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Fonti diverse ribadiscono che i cristiani rimasti in città sono pochissimi, perlopiù anziani.
“Finora – dichiara mons. Nona, anche lui trasferitosi nel villaggio di Tilkif – solo ad alcuni dipendenti pubblici cristiani è stato detto di non tornare al proprio posto di lavoro, facendo riferimento esplicito al loro status di membri di una minoranza”.
“Di certo la situazione sta peggiorando – confessa ancora a Fides – e siamo tutti preoccupati. Ma vedo anche che la condizione dei cristiani a volte diviene oggetto di operazioni di propaganda. Si tratta di una strumentalizzazione pericolosa anche per gli stessi cristiani: parlano di noi, ma in realtà mirano a qualche altro scopo”.