Il sacerdote e il poeta

Il rapporto tra parola della fede cristiana e la poesia

Share this Entry

La fede cristiana ha un rapporto particolare con la parola, non solo perché è la religione del Logos e della creazione con la parola (dabar), una dimensione che ci accomuna con l’ebraismo. Il cristianesimo si fonda sulla parola e si diffonde con la parola-annuncio. È la fede dell’ascolto della parola. Data questa intima e particolare relazione con la parola, Karl Rahner avverte che essa «non può mancare di avere un rapporto particolare anche con la parola poetica».

In che rapporto si trovano la parola e la parola poetica nell’espressione della fede cristiana? O – per dirla altrimenti – cosa accomunerebbe il sacerdote e il poeta? Sono queste le domande che riassumono i due contributi di Rahner riproposti nei due saggi la parola della poesia e il cristiano e Sacerdote e poeta nel volume Sacerdote e poeta curato da Antonio Spadaro S.I..

A ben vedere, la parola-mistero si propone a noi sotto le specie del mistero, nell’eloquenza di un silenzio poetico e mistico che richiede consonanza e che risuona nel cuore e nel vissuto nella misura in cui l’uomo si sintonizza con i sentimenti di Dio. La parola teologica abbraccia il silenzio perché rispetta e rispecchia la profondità delle cose, inscrutabile dal puro sproloquio. Per questo la parola poetica può costituire un kairos espressivo e stilistico per evocare senza incatenare il mistero. La parola poetica infatti è un gesto di accoglienza e di invito, di disponibilità e di responsabilità. Il poeta e il sacerdote si trovano accomunati in questo servizio della parola, nella memoria dell’oltre, nell’irriducibilità del reale. Il ministero della parola che in qualche modo accomuna il poeta e il sacerdote è un’anamnesi di quel di più presente e presentito (o almeno ‘pre-sentibile’) in tutto ciò che è. La parola poetica – altri termini – invoca la Parola di Dio e quando è autentica la fa già intuire e desiderare.

Ne segue che la poesia è necessaria alla fede, la quale purtroppo in tante situazioni si è lasciata assorbire da un logos pseudo-scientifico incapace di riecheggiare la sua ambivalenza ed eccedenza. Rahner ci ricorda che seppure ciò che è poetico e ciò che è cristiano non coincidano, ma, nondimeno, non potrebbero vivere separati poiché «anche la realtà umana vive della grazia di Cristo e la realtà cristiana implica nel suo essere quella umana come elemento costitutivo, anche se non è solo questo».

Share this Entry

Robert Cheaib

Docente di teologia presso varie università tra cui la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge attività di conferenziere su varie tematiche che riguardano principalmente la pratica della preghiera, la mistica, l’ateismo, il rapporto tra fede e cultura e la vita di coppia. Gestisce un sito di divulgazione teologica www.theologhia.com. Tra le sue opere recenti: Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana (Edizioni san Paolo 2013); Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata (Il pozzo di Giacobbe 2015); Rahamim. Nelle viscere di Dio. Briciole di una teologia della misericordia (Tau Editrice 2015); Il gioco dell'amore. 10 passi verso la felicità di coppia (Tau Editrice 2016); Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (San Paolo 2017).

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione