Al termine della catechesi della Udienza generale del mercoledì, Papa Francesco ha rivolto subito un pensiero “a chi è costretto a lasciare la propria terra per fuggire dai conflitti e dalle persecuzioni”, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che la comunità internazionale celebra dopodomani, 20 giugno.
“Il numero di questi fratelli rifugiati sta crescendo – ha detto il Pontefice – e, in questi ultimi giorni, altre migliaia di persone sono state indotte a lasciare le loro case per salvarsi. Milioni di famiglie, milioni, rifugiate di tanti Paesi e di ogni fede religiosa vivono nelle loro storie drammi e ferite che difficilmente potranno essere sanate”.
Allora, “facciamoci loro vicini – ha esortato Francesco – condividendo le loro paure e la loro incertezza per il futuro e alleviando concretamente le loro sofferenze”. Il Signore – è la preghiera del Papa – “sostenga le persone e le istituzioni che lavorano con generosità per assicurare ai rifugiati accoglienza e dignità, e dare loro motivi di speranza”. Anche perché lo stesso Gesù “fu un rifugiato”, ha ricordato il Santo Padre, e ha quindi invitato tutti i fedeli in piazza San Pietro a recitare un Ave Maria per i rifugiati del mondo.
Al momento dei saluti in lingua italiana, il Papa ha salutato i fedeli della Diocesi di Oristano, accompagnati dal vescovo Ignazio Sanna; i Missionari Comboniani; le Suore Missionarie del Catechismo e i partecipanti al Congresso della Federazione Italiana delle Scuole Materne.
In particolare, si è rivolto ai Superiori italiani degli Ordini Francescani e dell’Ordine dei Frati predicatori nell’anniversario della proclamazione di San Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena come Patroni d’Italia, insieme ai numerosi gruppi parrocchiali, tra cui i pellegrini di Lusciano a cui ha augurato che “la visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti il senso di appartenenza alla Chiesa”.
Parlando infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, Bergoglio ha detto: “Siamo alla vigilia del Corpus Domini. Cari giovani, l’Eucaristia sia il nutrimento principale della vostra fede; cari ammalati, specialmente i piccoli pazienti del Policlinico San Matteo di Pavia, non stancatevi di adorare il Signore anche nella prova; e voi cari sposi novelli, imparate ad amare sull’esempio di colui che, per amore, si è fatto vittima per la nostra salvezza”.
Un particolare saluto è andato infine ai pellegrini di lingua araba, specialmente quelli provenienti dal Medio Oriente. “Lasciamoci educare e formare da Dio – ha detto loro il Papa – per diventare benedizione e segno del suo amore per il mondo intero. Il Signore vi benedica!”.