A padre Aldo Marchesini il premio Onu "World Population Award"

Il missionario dehoniano ha ricevuto il prestigioso riconoscimento, il 12 giugno, a New York, per il suo impegno in campo sanitario in Mozambico e altri paesi africani poveri

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È un missionario dehoniano il vincitore del prestigioso “World Population Award”, il riconoscimento, istituito nel 1981, conferito dall’Onu. Si tratta di padre Aldo Marchesini, 72 anni, bolognese, impegnato negli ospedali del Mozambico dal 1970, che lo scorso 12 giugno, nel Palazzo di Vetro a New York, ha ricevuto l’importante premio per il suo impegno in campo sanitario in uno dei Paesi più poveri del mondo. 

Da oltre 40 anni in Africa, padre Aldoha subito sconfitte e tragedie, tra cui anche un rapimento e diverse carcerazioni, ma ha visto fiorire i frutti del suo apostolato in una popolazione segnata da fame e difficoltà quotidiane. Soprattutto con il Premio si è voluto riconoscere il suo forte impegno tra le donne povere dei territori africani, in particolare quelle con problemi alla fistola vescico-vaginale dovuti al parto prolungato, rifiutate dalla società perché affette da continue perdite di urina. 

A loro il religioso ha dedicato la vita, affinché venissero curate e operate e perché le autorità sanitarie mondiali prendessero coscienza di tale infermità, sollecitando i governi ad agire per migliorare le loro condizioni.

“Vedere queste donne, rigettate da tutti, che fanno l’operazione e guariscono è una nuova vita che comincia. Questa soddisfazione è impagabile”, ha dichiarato il dehoniano durante la cerimonia di consegna del “World Population Award”, che vuole appunto premiare le persone e le organizzazioni impegnate nel migliorare la salute della popolazione mondiale:

Tra le battaglie affrontate da Marchesini vi fu anche, nel 2003, quella contro il virus dell’Hiv, contratto nelle operazioni di alcune donne partorienti sieropositive. Padre Aldo non volle tornare in Italia per curarsi, perché riteneva ingiusto che le popolazioni africane non potessero accedere ai farmaci salvavita per la malattia. La sua protesta portò quei medicinali nei suoi ospedali, e l’esperienza della malattia – disse – “fu una grazia per poter capire dal di dentro cosa prova” chi ne è affetto.

“Gesù mi ha condotto alle periferie della terra”, ha detto a New York, “vivere con i più poveri è un’esperienza straordinaria”, oltre che “una delle fortune più grandi che si possano avere”.

(S.C.)

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ZENIT Staff

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