Il cammino verso la Santissima Trinità di Vallepietra inizia alcuni giorni prima della festa che si svolge la domenica successiva alla Pentecoste. I pellegrini, dopo aver preso parte ad un rito religioso nella parrocchia d’origine, s’incamminano di buon mattino e incolonnati seguono lo stendardo della propria compagnia, cantando inni sacri e litanie, spesso al suono di strumenti tradizionali come l’organetto.
Lo stesso strumento che il musicista Ambrogio Sparagna, attento studioso della cultura popolare, ha portato in concerto all’Auditorium di Roma. I fedeli s’inerpicano su sentieri montani, sostando per la notte nei rifugi e nei ripari edificati nei secoli. La meta è raggiungere la terrazza rocciosa sul Monte Autore affacciata sulla valle del Simbrivio, a 1337 metri sul livello del mare. Alla base di una ripidissima parete rocciosa si apre la grotta della Santissima Trinità, dove un affresco d’ispirazione bizantina raffigura “tre Persone tutte di una fattura e misura”, contornato da immagini evangeliche e sacre.
Il pellegrinaggio alla Santissima coinvolge decine di migliaia di fedeli di centinaia di compagnie dei comuni dell’Appennino centrale, tra il Lazio e l’Abruzzo. Il cammino si svolge durante l’apertura estiva del santuario di Vallepietra, dal primo maggio al 2 novembre, con affluenze significative per la festa della Santissima Trinità, la domenica successiva alla Pentecoste, e quella di sant’Anna, il 26 luglio. Apertura straordinaria, comunque, il 15 febbraio, ricorrenza dell’apparizione.
Narra la tradizione popolare che un contadino mentre arava un campo sull’altipiano del Monte Autore, ad oltre 1880 metri di altezza, vide sparire nel dirupo sottostante i suoi due buoi e l’aratro. Precipitatosi angosciato alla base dell’altissima parete rocciosa trovò i due animali miracolosamente illesi, mentre l’aratro era rimasto appeso su uno sperone roccioso. I buoi pascolavano tranquilli davanti ad una grotta all’interno della quale, sulle pareti, vi erano affrescate immagini sacre e la Santissima Trinità. A questo primo miracolo se ne sarebbero aggiunti tantissimi altri.
Per contenere le migliaia di ringraziamenti per grazia ricevuta il santuario ora retto da monsignor Alberto Ponzi della diocesi di Anagni-Alatri ha inaugurato nel 2003 il Museo degli ex voto. Per i pellegrini la fatica del cammino rappresenta un atto penitenziale cui far seguire la confessione, la santa messa, l’eucarestia e la visione del venerato affresco, al cospetto del quale si esce camminando indietro, senza mai voltargli le spalle.
Quest’anno i festeggiamenti per la Santissima prevedono, tra gli altri momenti religiosi, nel pomeriggio di sabato 14 giugno alle 19,00 la Santa Messa presieduta dal vescovo diocesano, monsignor Lorenzo Loppa, seguita dalla processione eucaristica, mentre il giorno successivo, domenica 15 giugno, di buonora, alle 6,30, dopo le messe celebrate nella notte, a partire dalle 3,00 del mattino, il Pianto delle Zitelle, una lauda sacra rappresentata nel piazzale antistante al santuario e codificata in forma scritta per la prima volta nel Settecento, precisamente da don Francesco Tozzi, rettore della Santissima Trinità di Vallepietra, dal 1685 al 1725, con il titolo di “Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”. Nel 1835 don Luigi Tozzi ne rielaborò il testo e agli inizi del Novecento don Salvatore Mercuri senior ne ha dato la sistemazione arrivata fino a noi.
Nella sostanza il popolare Pianto delle Zitelle è una sacra rappresentazione della Passione di Cristo e trova i suoi nobili antenati nelle laude medievali (famoso, alla fine del Duecento, il Pianto della Madonna di Jacopone da Todi), con le quali, in forma di rappresentazione scenica cantata sul sagrato delle chiese, ai fedeli venivano mostrati passi del Nuovo e del Vecchio Testamento particolarmente significativi, così come la narrazione di leggende sacre. Le laude erano di grande impatto emotivo negli spettatori perché privilegiavano quello che allora era detto “Volgare”, la lingua comunemente parlata e a tutti comprensibile a differenza del latino, linguaggio colto e compreso solo dalle élite intellettuali.
Il Pianto delle Zitelle di Vallepietra deve la sua denominazione popolare proprio alla presenza di donne vestite di bianco che procedono processionalmente e nella rappresentazione scenica della Passione di Cristo assumono quel ruolo che la tradizione classica del teatro greco riserva al Coro, elemento dialogante e personaggio collettivo che interagisce con i protagonisti. La melodia del Pianto per secoli si è tramandata per via orale e solo dal 1939 si rinviene in forma scritta. Negli aspetti culturali questo santuario immerso nei Monti Simbruini ha caratteri bizantini e le raffigurazioni iconografiche degli affreschi si fanno risalire al Medioevo.
Di sicuro se ne può supporre un qualche legame con i vicini monasteri di Subiaco, pensando a una sorta di romitorio monastico, come ve ne sono altri negli Appennini dell’Italia centrale, divenuti nei secoli luoghi di culto frequentati dai pellegrini. Qui è bene sottolineare che Vallepietra rientra in quell’area che i medievisti definiscono longobardia, perché sotto l’influenza dei longobardi e contrapposta ai bizantini o romanici della costa.
La sottolineatura della raffigurazione delle Tre Persone non è insensato credere che sia stata fatta da qualcuno che abbia voluto riproporne la verità in un’area geografica a lungo sotto l’influenza dei longobardi praticanti l’arianesimo, il cui strascico si sarà protratto a lungo. Di storico vi è che i pellegrini spesso percorrono le antiche vie della transumanza dall’Abruzzo alla Campagna Romana e al litorale laziale.