La recente ondata di legalizzazioni del matrimonio omosessuale in vari stati americani è un’ulteriore prova della crescita dell’approvazione sociale e legale dell’omosessualità.
Questo cambiamento di visione in merito all’orientamento sessuale comporta numerose conseguenze per la società, sottolinea Robert R. Reilly nel suo recente saggio Making Gay Okay: How Rationalizing Homosexual Behavior is Changing Everything, (Ignatius Press).
Reilly esordisce spiegando che la sua tesi è molto semplice e parte dal fatto che vi sono due fondamentali visioni della realtà. Secondo la prima, vi è una natura ordinata a dei fini, che conducono al primato della persona. Secondo l’altra concezione, è possibile ordinare la natura in base ai nostri desideri e alla nostra volontà, i quali assumono il primato.
L’autore sottolinea che gli argomenti presentati nel suo libro non hanno nulla a che vedere con la religione, ma sono basati sulla ragione. Non è nemmeno, aggiunge, una critica agli omosessuali, ma soltanto a chi vorrebbe ridefinire il resto della società.
Per essere in pace con la loro coscienza, agli attivisti omosessuali non basta soltanto razionalizzare il loro comportamento rispetto a loro stessi, ma hanno bisogno anche dell’approvazione sociale e della legittimazione, spiega Reilly. “In altre parole, dobbiamo tutti dire che il male è bene, ai fini dell’essere sicuri di se stessi”, afferma lo studioso.
Il libro esamina un’ampia gamma di argomenti, uno dei quali è il parallelo con il pensiero di Aristotele sull’etica e l’antropologia con quello di Jean-Jacques Rousseau. La felicità, pensava Aristotele, non è quella che noi riteniamo sia, ma solo quella consona alla nostra natura.
Inoltre, Aristotele fonda la società sull’uomo e sulla donna e sulla famiglia, senza i quali lo stato non può reggersi.
Rousseau, al contrario, argomenta che né la ragione, né la vita familiare sono nella natura dell’uomo.
Reilly puntualizza anche che i sostenitori del matrimonio omosessuale hanno sovvertito la nozione classica di giustizia del dare alle cose ciò che è loro dovuto, in base a ciò che sono. Oggi, al contrario, sembra che la giustizia sia conferire alle cose ciò che sentiamo sia giusto.
Dopo un lungo capitolo nel quale Reilly analizza un gran numero di casi legali, criticando i tribunali per l’attivismo giudiziario e per deformare la moralità, nella seconda parte del libro l’autore esamina l’impatto dell’omosessualità nelle istituzioni.
Partendo dalla scienza, Reilly fa notare che la decisione dell’Associazione Psichiatrica Americana di rimuovere l’omosessualità dalle malattie mentali nel 1973, è stata orchestrata da un gruppo di attivisti omosessuali.
Un’altra area di dibattito scientifico riguarda l’omosessualità intesa come tratto genetico o, al contrario, come comportamento che si apprende. Sembrerebbe provato scientificamente, argomenta Reilly, che l’omosessualità è mutevole e non semplicemente un comportamento predeterminato.
Sul tema della genitorialità omosessuale, Reilly rigetta l’argomento secondo il quale i figli di coppie omosessuali crescano allo stesso modo dei bambini con genitori eterosessuali. Al di là di rare situazioni, privare un bambino di uno o entrambi i genitori biologici è dannoso, afferma l’autore, citando uno studio dell’American College of Pediatricians.
Gli studi su questo tema sono molto controversi ma Reilly ha evidenziato degli errori metodologici in coloro che intendono mostrare che i figli di genitori dello stesso sesso non soffrono e non patiscono svantaggi.
In una parte precedente del libro, Reilly ha anche aggiunto che la protezione legale di un matrimonio fra marito e moglie implica un giudizio pubblico sulla natura e sullo scopo del sesso.
Dunque il matrimonio fra persone dello stesso sesso indebolisce la famiglia, che, spiega Reilly, è l’ambiente migliore in cui far crescere dei figli.
L’educazione è un’altra area dove l’influenza delle lobby pro-gay si sta facendo sentire. Reilly afferma che, nel caso in cui i comportamenti omosessuali fossero accettati come moralmente legittimi, di conseguenza l’omosessualità dovrebbe essere insegnata nelle scuole come se si trattasse di atti normali.
Il giornalista americano aggiunge: “L’educazione è una parte essenziale della spinta per universalizzare la razionalizzazione del comportamento omosessuale; quindi deve diventare una parte obbligatoria per il curriculum, come succede ora in California”.
Dopo i capitoli che discutono l’impatto dell’omosessualità sui boy scouts, sull’esercito e sulla politica estera americana, nell’ultimo capitolo Rilley propone questa osservazione:
“Il problema con la nostra civiltà è che le convinzioni morali su cui si basa l’ordine pubblico sono state svalutate quasi fino al collasso”.
Il giornalista americano si riferisce a diversi casi in cui varie persone comuni sono state condannate per non aver accettato l’ethos omosessuale, dai fioristi che forniscono allestimenti floreali per i matrimoni, ai fotografi, fino a coloro che si occupano del settore dell’ospitalità. Oggi la tolleranza non è considerata sufficiente, i cittadini sono ormai obbligati ad appoggiare attivamente l’omosessualità.
Reilly suggerisce tuttavia che sarebbe sbagliato incolpare gli omosessuali per tutti i problemi collegati al declino della moralità pubblica. L’approvazione della contraccezione, dell’aborto e dei divorzi no fault (lo scioglimento del matrimonio che si può ottenere semplicemente con la volontà di una delle parti) ha spianato la strada verso questa tendenza.
Reilly ha concluso asserendo che “quasi ogni forma odierna di cultura combatte contro la castità e ciò è il motivo per cui la struttura della società si sta sgretolando”. Come portare un cambiamento a questa situazione non è un tema sviluppato da Rilley, ma rimane una domanda di vitale importanza.