Apostasia. Il caso di Meriam non è isolato

Silvio Dalla Valle, direttore dell’Osservatorio sulla Cristianofobia: “Teniamo alta l’attenzione su una piaga che affligge tutto il mondo”

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Il caso drammatico di Meriam Yehya Ibrahim, la donna sudanese accusata secondo la legge islamica (sharia) di apostasia e condannata a morte, ha scosso il mondo intero e riportato l’attenzione sull’insostenibile situazione vissuta da molti cristiani nel Sudan.

«Purtroppo però il caso di Meriam – afferma Silvio Dalla Valle, direttore dell’Osservatorio sulla Cristianofobia – non è l’unico. Sempre in Sudan, dove la situazione della libertà religiosa dei cristiani è fortemente compromessa, è stato registrato un altro caso, quello di Faiza Abdalla, arrestata lo scorso 2 aprile negli uffici statali locali quando, per ottenere il suo numero di identificazione nazionale, ha detto che era cristiana».

L’Osservatorio sulla Cristianofobia registra costantemente situazioni di pericolo e di impossibilità di professare la fede cristiana in molte parti del mondo.

«Solo da novembre dello scorso anno a oggi – prosegue Dalla Valle – sono stati arrestati 2 cristiani in Malaysia, 4 in Pakistan, 6 in Iran e 150 in Eritrea. Per questo motivo l’attenzione sulla piaga della cristianofobia nei paesi occidentali e non deve essere tenuta alta. Continueremo – conclude il direttore dell’Osservatorio – il nostro impegno di monitoraggio e denuncia di ogni atto perpetrato contro i cristiani che professano la propria fede, affinché sia tolto definitivamente il velo di silenzio che cela terribili atrocità, come il reato di apostasia, e affinché la libertà religiosa venga rispettata».

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ZENIT Staff

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