C’è attesa a Padova. Domani, 10 giugno 2014, presso l’Auditorium del Centro Culturale Altinate San Gaetano, sarà svelato il volto del Santo patrono della città patavina. “Scoprendo il volto di sant’Antonio” è il nome dell’iniziativa, frutto di un’operazione che è stata possibile grazie all’avvento e all’evoluzione delle nuove tecniche di ricostruzione forense. Ne parla, nell’intervista che segue, Luciano Bertazzo, direttore del Centro Studi Antoniani di Padova.
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Com’è nata quest’avventura?
Bertazzo: C’è stato un collegamento tra Centro Studi Antoniani e Museo di Antropologia in modo quasi casuale: l’aver saputo da parte loro che esistevano i calchi delle precedenti ricognizioni, sia di sant’ Antonio (1981) che del beato Luca Belludi (1985), ha innescato una proficua collaborazione. La devozione a sant’Antonio resta comunque al di là della ricostruzione del volto (come per la sindone!); il fatto di poter riconoscere le fattezze reali del Santo è di per sé commovente (come è stato per Cicero Moraes che l’ha ricostruito senza saperne l’identità) perché il «volto» ha una forte valenza simbolica ed esistenziale.
Qual è stato il suo apporto a questa ricerca?
Bertazzo: Ho costruito i ponti e i rapporti, offrendo tutte le collaborazioni possibili nella realtà complessa della Basilica del Santo. Ancora una volta si è rivelata l’utilità del Centro Studi Antoniani come «luogo» della memoria culturale organizzata in modo scientifico. L’aver pubblicato, a suo tempo, l’esito delle ricognizioni ha giocato immediatamente a favore di tutta l’iniziativa.
Che cosa l’ha stupita di più nella ricostruzione del volto di sant’Antonio?
Bertazzo: La differenza con quanto era stato precedentemente proposto; la vigoria e la forza riscontrabile in quel volto … «finestra» di una vita intensa e appassionata per il Regno!
In che rapporto sta questa ricostruzione del volto del Santo con la vastissima iconografia su sant’Antonio che ci tramanda la tradizione?
Bertazzo: L’iconografia antoniana credo sia una delle più ricche dal punto di vista della storia della raffigurazione artistica con documenti iconografici espressi dai massimi artisti di tutti i tempi. A variare sono i simboli della rappresentazione in una progressiva successione (libro, giglio, Bambino Gesù, fiamma/cuore, pane). Dopo le prime esperienze lasciateci da Giotto (o Scuola), che riprende il tema del «corpulentus» (vedi Assisi, Padova, presbiterio della Basilica) sulla base della Vita Prima, il ritratto varia secondo le singole sensibilità, fino a fissarsi nell’iconografia del giovane frate, in espressioni capaci di suscitare sentimenti di vicinanza e confidenza, esaltando un modello di immagine in cui la ricerca del vero volto è relativa rispetto al volto desiderato dalla propria immaginazione simbolica ed esistenziale.