Monsignor Di Noia tenta di rilanciare il dialogo con i lefebvriani

Una lettera a mons. Fellay e ad ogni sacerdote della Fraternità San Pio X

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Con una lettera inviata di recente al superiore della Fraternità San Pio X, monsignor Bernard Fellay, e ad ogni sacerdote della comunità, l’arcivescovo Augustine Di Noia sta tentando di rilanciare il dialogo con i lefebvriani.

Nel giugno scorso, il domenicano statunitense è diventato in effetti il vice-presidente della Commissione Ecclesia Dei, la piattaforma creata dalla Santa Sede per il dialogo con i seguaci del defunto monsignor Marcel Lefebvre. La Commissione dipende direttamente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Prendendo atto dello stallo del dialogo, mons. Di Noia spiega – come riferiscono diversi siti vicini ai lefebvriani – che Roma promuove una interpretazione del Concilio Vaticano II nell’ermeneutica della “continuità” con la Tradizione. La Fraternità sostiene invece che alcuni documenti approvati dai padri conciliari siano errati, soprattutto per quanto riguarda l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni.

Di fronte alla situazione di blocco del dialogo teologico, l’arcivescovo Di Noia predilige un approccio spirituale, invitando ad un esame di coscienza, con le seguenti parole d’ordine: umiltà, dolcezza, pazienza, carità.

Come ricorda la lettera, Roma attende ancora una risposta di mons. Fellay al documento che gli è stato consegnato il 14 giugno dell’anno scorso.

Per uscire dall’impasse – secondo le stesse fonti – Di Noia propone alla Fraternità di ritrovare il “carisma positivo” degli inizi a Friburgo ed Ecône, in Svizzera, cioè un tentativo di riforma attraverso la formazione dei sacerdoti e la missione.

Mentre raccomanda di evitare di ricorrere ai media – la Sala Stampa della Santa Sede infatti non ha pubblicato nulla sull’iniziativa del presule – o di sviluppare un “magistero parallelo”, mons. Di Noia chiede di far prevalere le obiezioni in maniera “costruttiva”, basandole su una teologia “profonda”.

A tal proposito, mons. Di Noia fa riferimento alla dichiarazione Donum veritatis sulla “vocazione ecclesiale del teologo”. Firmata il 24 maggio 1990 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, il testo propone infatti la seguente definizione del teologo: “in modo particolare ha la funzione di acquisire, in comunione con il Magistero, un’intelligenza sempre più profonda della Parola di Dio contenuta nella Scrittura ispirata e trasmessa dalla Tradizione viva della Chiesa”. Il testo ricorda anche l’autorità del Magistero. “Nel suo impegno al servizio della verità dovrà, per restare fedele alla sua funzione, tener conto della missione propria al Magistero e collaborare con esso”, sottolinea la dichiarazione.

Mentre mons. Fellay sembra voler mantenere il dialogo, la Fraternità San Pio X appare attraversata da divisioni, dopo l’esclusione di mons. Richard Williamson, annunciata il 24 ottobre 2012.

Secondo alcuni osservatori, la situazione creatasi all’interno della Fraternità, i cui capi non sono più scomunicati ma neppure sono stati integrati in seno alla Chiesa Cattolica, sarebbe insostenibile a lungo termine.

La lettera di mons. Di Noia, che il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi S.J. non ha né pubblicato né commentato, sembra mandare un messaggio realista: da un lato la Commissione Ecclesia Dei vuole evitare che la mano tesa da Benedetto XVI si trasformi in un’occasione persa, dall’altro lato i colloqui non possono andare avanti per l’eternità.

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ZENIT Staff

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